Google: vittoria in Australia sull'advertising

L'Alta Corte dell'Australia solleva Google da ogni accusa relativa alle inserzioni pubblicitarie ritenute fuorvianti e mostrate sul motore di ricerca.
L'Alta Corte dell'Australia solleva Google da ogni accusa relativa alle inserzioni pubblicitarie ritenute fuorvianti e mostrate sul motore di ricerca.

Dopo sei anni di udienze e dibattimenti nelle aule di tribunale, Google esce a testa alta dallo scontro legale con ACCC (Australian Competition and Consumer Commission), l’organizzazione australiana che si occupa di tutelare gli interessi dei consumatori e la libera concorrenza sul mercato. Al centro della questione alcune inserzioni pubblicitarie ritenute fuorvianti o ingannevoli, mostrate ai navigatori dal motore di ricerca.

Tutto è iniziato tra il 2006 e il 2007, quando ACCC ha dimostrato come cercando le parole “Honda Australia” su Google non comparissero risultati relativi al sito della casa automobilistica giapponese bensì del concorrente CarSales. Questo, secondo l’associazione, rappresenta un comportamento lesivo per l’utente. Ipotesi confermata in un primo momento dalla Corte Federale, ma ribaltata poche ore fa dalla sentenza dell’Alta Corte australiana, con i cinque giudici che hanno votato all’unanimità in favore di bigG.

Google non è dunque responsabile dei messaggi veicolati attraverso le pubblicità online, in quanto va ritenuta esclusivamente l’intermediario tra le aziende che investono in advertising e chi sta dall’altra parte del monitor. La decisione ha valore legale solo in Australia, ma per il gruppo di Mountain View rappresenta una vittoria importante a livello globale, considerando che potrebbe essere citata come precedente qualora si dovessero verificare altre dispute di questo tipo a livello internazionale.

Proprio lo scorso anno, negli Stati Uniti, Google ha raggiunto un accordo economico con Rosetta Stone Inc., in seguito a una denuncia per un fatto simile: cercando il nome dell’azienda, gli utenti non si sono visti indirizzare sul sito ufficiale della software house, ma su quello di una società concorrente. L’azienda californiana ha rilasciato un breve comunicato stampa in cui si dice soddisfatta della sentenza, mentre i vertici di ACCC dichiarano l’intenzione di analizzare la decisione dei giudici nei minimi dettagli, per scovare eventuali conflitti con le normative vigenti a tutela dei consumatori.

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