Huawei chiede 1 miliardo di dollari a Verizon

Alla base della richiesta di risarcimento l'utilizzo dei brevetti da parte dei fornitori a cui si rifà Verizon per l'utilizzo di apparecchiature Huawei.
Huawei chiede 1 miliardo di dollari a Verizon
Alla base della richiesta di risarcimento l'utilizzo dei brevetti da parte dei fornitori a cui si rifà Verizon per l'utilizzo di apparecchiature Huawei.

Chi la fa l’aspetti. Huawei ha intimato al vettore statunitense Verizon di pagare 1 miliardo di dollari per l’utilizzo di oltre 230 dei suoi brevetti. Questi riguardano le apparecchiature di rete principale, l’infrastruttura cablata e la tecnologia IoT. A riportare la notizia è Reuters, che ha osservato come, mentre Verizon non acquista direttamente apparecchiature da Huawei, si affida ad altri fornitori che ne fanno uso.

Il capo del dipartimento che si occupa di licenze ha riferito di aver inviato una lettera a Verizon per risolvere il problema, fissando il prezzo dei suddetti brevetti. A quanto pare, le due società hanno discusso la questione negli ultimi due mesi, con i rispettivi rappresentanti che si sono incontrati a New York giorni fa, per discutere sulla questione.

Dato l’ampio contesto geopolitico, qualsiasi problema che coinvolge Huawei ha implicazioni per l’intero settore e solleva preoccupazioni nazionali e internazionali – ha detto un portavoce di Verizon.

La mossa di Huawei arriva come in un momento alquanto tumultuoso per la compagnia. Il mese scorso, l’amministrazione Trump ha inserito la compagnia in una black list, che le impedisce di intrattenere rapporti con società statunitensi di qualsiasi tipo.

L’ultima vittima di questo divieto potrebbe essere il business dei portatili, visto che pare che la multinazionale sia in procinto di chiudere la rispettiva divisione, risultato anche di un eventuale blocco da parte di Intel e altri fornitori a stelle e strisce.  Per questo, l’azienda avrebbe posticipato senza data precisa il lancio del nuovo MateBook, previsto al CES Asia a Shanghai questa settimana. Seppur abbia sempre rispedito al mittente le accuse, affermando che la sua tecnologia è sicura e che non può essere controllata dal governo cinese, gli States non hanno intenzione di fare passi indietro, almeno per il momento.

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