Huawei mette il grafene nelle batterie

L'uso del grafene nelle batterie agli ioni di litio ha permesso di mantenere il 70% della capacità originale anche in presenza di temperature elevate.
Huawei mette il grafene nelle batterie
L'uso del grafene nelle batterie agli ioni di litio ha permesso di mantenere il 70% della capacità originale anche in presenza di temperature elevate.

Huawei è noto principalmente per i suoi smartphone, ma è anche uno dei maggiori produttori mondiali di apparecchiature per le telecomunicazioni, tra cui le stazioni radio base per le reti mobile, ognuna delle quali richiede batterie di backup che spesso devono resistere a temperature elevate. Per risolvere questo problema, il Watt Laboratory dell’azienda cinese ha progettato la prima batteria agli ioni di litio con fogli di grafene.

Le normali batterie agli ioni di litio ha una vita molto breve se devono funzionare a temperature molto elevate, ad esempio quando esposte direttamente ai raggi solari. I ricercatori Huawei hanno realizzato una batteria in grado di resistere a lungo ad una temperatura di 60 gradi, 10 gradi in più rispetto al limite attuale. Inoltre, la loro durata è doppia a parità di capacità. Ciò permette di utilizzarle anche in ambienti ostili, senza la necessità di aria condizionata. L’importante risultato è stato ottenuto mediante tre tecnologie.

La prima novità è l’aggiunta di uno speciale additivo all’elettrolita che elimina le traccie di acqua, evitando la sua evaporazione ad alte temperature. Sono stati inoltre usati singoli cristalli NMC (Nichel, Manganese, Cobalto) per il catodo, in modo da migliorare la stabilità termica. Infine è stato inserito il grafene per facilitare la dissipazione termica. I test effettuati da Huawei hanno dimostrato che batterie agli ioni di litio “graphene-assisted” sono più fredde di 5 gradi rispetto alle normali batterie. La capacità rimane al 70% dopo 2.000 cicli di ricarica a 60 gradi e meno del 13% della capacità viene persa dopo 200 giorni. La vita di una simile batteria più superare i quattro anni.

Oltre che nelle stazioni radio base sarebbe possibile impiegarle nei veicoli elettrici per incrementare l’autonomia e nei droni. Per queste ultime applicazioni si dovrà attendere ancora qualche anno.

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