I Paesi al mondo in cui ci sono più smartphone addicted

Uno studio ha analizzato l'utilizzo di smartphone in 24 paesi, con l'Italia che è il primo fra quelli facenti parte solamente dell'Europa.
Uno studio ha analizzato l'utilizzo di smartphone in 24 paesi, con l'Italia che è il primo fra quelli facenti parte solamente dell'Europa.

L’Università di McGill del Canada ha da poco condotto uno studio alquanto interessante in merito all’utilizzo degli smartphone da parte degli utenti. Si parla di una ricerca che ha preso in considerazione un totale di quasi 35.000 persone divise in 24 paesi, in un periodo che va dal 2014 al 2020, e che riguarda anche l’Italia.

Si parla nello specifico della quantità di tempo con cui si utilizzano i dispositivi, con un target che si attesta quasi sui 29 anni di media, e prende quindi in considerazione i giovani adulti, con un pubblico diviso quasi equamente fra uomini e donne, visto che si parla del 40% circa nel primo caso e del 60% nel secondo. Non sappiamo all’effettivo quale sia stato in ogni caso il reale numero di italiani, e di membri degli altri paesi presi in considerazione.

Ecco i 20 paesi più smartphone addicted

La differenza dei “punteggi” di ogni paese, che potete vedere nella lista presente qui di seguito, è data principalmente dalle diverse norme sociali che ovviamente risultano ben differenti quando si passa da un paese all’altro, ma passiamo quindi alle 20 posizioni maggiormente rilevanti riprese sulle pagine di GizChina.

  1. China
  2. Arabia Saudita
  3. Malaysia
  4. Brasile
  5. Corea del Sud
  6. Iran
  7. Canada
  8. Turchia
  9. Egitto
  10. Nepal
  11. Italia
  12. Australia
  13. Israele
  14. Serbia
  15. Giappone
  16. Regno Unito
  17. India
  18. Stati Uniti
  19. Romania
  20. Nigeria

Per quel che riguarda il nostro paese, il risultato non è particolarmente positivo, prendendo l’eccessivo utilizzo del telefono come parametro negativo. Infatti, parliamo del primo paese completamente europeo che compare in lista, visto che parte della Turchia fa parte dell’Asia, il che ci fornisce quindi una buona (o meno) posizione nello studio.

C’è comunque ovviamente da dire che, per quanto analizzati potenzialmente al meglio, i parametri non sono di sicuro corretti al 100%, dato che il numero di persone prese in considerazione non è poi così ampio, e che anzi, di sicuro risultati maggiormente approfonditi fornirebbero diverse segnalazioni, in positivo o in negativo, rispetto a quanto emerso dallo studio in questione.

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