IBM e Linux insieme per il desktop virtuale

IBM parte all'assalto dei computer aziendali con una soluzione virtuale che mette insieme la popolarissima Ubuntu Linux con i software della serie Lotus e promette risparmi da capogiro rispetto ai sistemi e ai software Microsoft
IBM parte all'assalto dei computer aziendali con una soluzione virtuale che mette insieme la popolarissima Ubuntu Linux con i software della serie Lotus e promette risparmi da capogiro rispetto ai sistemi e ai software Microsoft

IBM è pronta a presentare al pubblico il suo Virtual Linux Desktop. Se ne era già parlato alcuni mesi fa, quando Big Blue aveva stretto alcuni accordi commerciali con i principali protagonisti della scena Linux. Ora IBM ha messo le carte in tavola e pubblicato i dettagli dell’offerta con cui mira a rubare utenti a Microsoft.

Il Virtual Linux Desktop, soprannominato anche il desktop “Microsoft-Free” (senza Microsoft) si appoggia sulla distribuzione Ubuntu Linux, prodotta da Canonical, e può essere arricchito da vari software IBM, a partire da Lotus Symphony, la suite per ufficio derivata da OpenOffice, ad arrivare a Lotus Notes. Il tutto, inoltre, non gira direttamente sul computer dell’utente ma è virtualizzato e fornito tramite server centralizzati. Per fornire questo tipo di servizio, IBM ha scelto di utilizzare VERDE (Virtual Enterprise Remote Desktop Environment), prodotto da Virtual Bridges e usato già da tempo in molti ambienti.

Nulla di nuovo sotto il sole, quindi, o almeno non dal lato tecnologico. È invece l’aspetto meramente economico la leva su cui IBM cercherà di fare forza per vincere l’inerzia delle aziende e convincerle ad abbandonare le soluzioni Microsoft. Il prezzo del Virtual Linux Desktop per singola postazione parte da 59$ per un pacchetto base che include l’installazione minima di VERDE (del costo di 49$), il sistema operativo Ubuntu Linux (10$) e la suite Lotus Symphony, che è gratuita. Le aziende possono arricchire l’offerta includendo Lotus Notes, Lotus Sametime e tutti gli altri software della Open Collaboration Client Solution, fino a raggiungere un massimo di 258$ per postazione. L’hardware per i server è fornito direttamente da IBM, mentre come client è solitamente possibile usare i computer già in possesso.

Big Blue ha anche presentato alcune stime di risparmio che un’azienda potrebbe avere scegliendo il Virtual Linux Desktop invece di aggiornare i propri sistemi all’accoppiata Vista / Office 2007. Su un esempio di azienda con 1.000 postazioni, IBM prevede un risparmio compreso tra i 500$ e gli 800$ annuali solo per le licenze del software, a cui si aggiungono 258$ di risparmio sull’adeguamento dell’hardware. La gestione centralizzata dei sistemi, e dei loro aggiornamenti, permetterebbe inoltre di tagliare il 90% delle spese di assistenza e il 75% di quelle per l’amministrazione e la manutenzione di sicurezza, mentre verrebbero dimezzate le spese per l’installazione del software.

Per il futuro IBM prevede di estendere l’offerta con soluzioni non virtualizzate e direttamente installate sui computer. Inoltre ad affiancare Canonical entreranno nell’arena anche Novell e RedHat, con le rispettive distribuzioni professionali. Non è neanche escluso che IBM tenti di migrare i prodotti Lotus, almeno parzialmente, verso l’approccio “Software as a Service”, come già Microsoft ha pianificato per il suo Office. Inna Kuznetsova, che dirige il reparto Linux Strategy di IBM, a tal proposito ha infatti dichiarato: «Non abbiamo annunci da fare al momento, anche se certamente terremo d’occhio la cosa».

Quella di IBM non è la prima offerta di sistemi desktop virtualizzati, e in molti fanno notare come il confronto dei costi non andrebbe fatto tra il con l’installazione classica di Vista e Office ma piuttosto con gli equivalenti prodotti di Cytrix e VMware, che a tutto vantaggio della possibilità di scelta offrono soluzioni basate anche su sistemi Microsoft, quegli stessi che il Virtual Linux Desktop di IBM cerca in tutti i modi di far dimenticare.

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