T-Index: la Rete parla sempre meno l'Italiano

Il web in Italia non raggiunge il 50% dei cittadini. Il ruolo del paese sulla Rete è destinato a divenire sempre meno importante negli anni.
Il web in Italia non raggiunge il 50% dei cittadini. Il ruolo del paese sulla Rete è destinato a divenire sempre meno importante negli anni.

Il ruolo dell’Italia nel web è destinato a diventare di anno in anno sempre meno importante, con un interesse da parte del mondo intero verso il nostro Paese in continuo calo: a sostenere tale tesi è Translated, società attiva da diverso tempo nella fornitura di servizi online legati alla traduzione di siti web in altre lingue. Secondo l’ultima edizione dell’analisi T-Index, infatti, la situazione dell’Italia, già di per sé difficile rispetto a quella di altre nazioni, è destinata a diventare critica entro il 2015.

Fine ultimo della classifica T-Index è quello di avere a disposizione dati che possano fornire una stima qualitativa di quello che potrebbe essere l’andamento nel corso dei prossimi anni dell’importanza delle varie lingue online. In particolare, essa risulta basata su criteri quali la penetrazione di Internet all’interno della popolazione, il PIL pro capite ed altri parametri utili per stabilire il possibile interesse da parte di un sito web estero nei confronti di una specifica nazione o di una specifica lingua.

In tal senso l’Italia si trova a dover rincorrere diverse altre nazioni, con Stati Uniti e Cina in prima fila per la medaglia d’oro, seguiti dal Giappone: queste tre si aggiudicano rispettivamente un punteggio T-Index pari al 24,4%, 11,5% e 6,6%, mentre lo stivale non riesce a superare quota 2,3 punti percentuali, chiudendo così al decimo posto. A rendere la situazione ancora peggiore vi sono tuttavia le proiezioni per i prossimi quattro anni: nel 2015, secondo i dati, il punteggio dell’Italia scenderà di circa un punto percentuale a causa di un crollo del 43% nella quota di mercato nello stesso periodo.

Inglese e cinese saranno entro tale anno le due lingue più parlate dagli utenti che acquisteranno prodotti online, con spagnolo, tedesco e giapponese a comporre in quintetto nel quale l’Italia non rientra a causa dell’enorme divario che accumulerà nel corso dei prossimi anni. Un divario la cui causa principale risiede nello scarso livello di penetrazione del web all’interno del paese, con una percentuale che sfiora i 50 punti ed un reddito pro capite dei cittadini connessi al web stimato in circa 44 mila dollari annui.

Cattive notizie che, per contro, esprimono un grande potenziale inespresso. Secondo Marco Trombetti, amministratore delegato Translated, è questa la giusta chiave di lettura di una situazione tanto grigia: «La contrazione della quota di mercato dell’Italia è preoccupante e conseguenza della non-azione nell’ultimo decennio. Abbiamo ancora una penetrazione internet molto bassa (49%), quindi con buone azioni di incentivazione e con investimenti in infrastrutture abbiamo il potenziale per recuperare, ma solo se ci muoviamo subito».

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