La Neuralink di Elon Mask comincia il suo trail sugli umani

La startup di chip cerebrali dell'imprenditore miliardario Elon Musk si sta preparando a lanciare studi clinici sugli esseri umani.
La startup di chip cerebrali dell'imprenditore miliardario Elon Musk si sta preparando a lanciare studi clinici sugli esseri umani.

La startup di chip cerebrali dell’imprenditore miliardario Elon Musk si sta preparando a lanciare studi clinici sugli esseri umani. Dopo aver sperimentato ad aprile 2021 il suo chip N1 impiantandolo su una simpatica scimmia, Pager, e di un maiale di nome Gertrude, gli scienziati della società della Silicon Valley lavoreranno ora su un “campione” umano. In tal senso Neuralink ha già pubblicato un annuncio di lavoro per reclutare un “direttore esperto di studi clinici” per eseguire test della tecnologia sugli esseri umani. Un ulteriore passo in avanti verso il futuro della scienza medica?

Neuralink Corporation è una azienda statunitense di neurotecnologie, fondata nel 2017 da un gruppo di imprenditori, tra cui l’immancabile Elon Musk. L’obiettivo del gruppo è quello di sviluppare interfacce neurali impiantabili, per consentire in futuro a persone con disabilità o paralisi di controllare i loro arti protesici o in generale i dispositivi elettronici col pensiero, oppure ai paraplegici di tornare a camminare con le loro gambe.

Neuralink

Il primo dispositivo Neuralink progettato per sperimentazioni sull’uomo è l’N1, un cilindro di circa otto millimetri di diametro e quattro millimetri di altezza che contiene sopra citato chip, un film sottile e un substrato ermetico che può interfacciarsi con un massimo di 1.024 elettrodi. Quattro sono i sensori che si potranno installare sull’uomo, almeno all’inizio: tre nelle aree motorie del cervello e uno in un’area sensoriale somatica.

Il chip contiene i cosiddetti pixel analogici, che amplificano e filtrano i segnali neurali prima di essere convertiti in bit digitali. Un pixel analogico può catturare l’intero segnale neurale tramite 20.000 campioni al secondo con 10 bit di risoluzione, risultando in 200 Mbps di dati neurali per ciascuno dei i 1.024 canali registrati.

Una volta amplificati, i segnali vengono convertiti e digitalizzati da sistemi analogici-digitali su chip, che caratterizzano direttamente la forma degli impulsi dei neuroni. Secondo Neuralink, N1 ci mette solo 900 nanosecondi a calcolare i dati neurali in entrata. Il tutto attraverso collegamenti wireless con smartphone, tablet e computer, sui quali ricevere le informazioni basilari e impostare vari parametri. La speranda dei ricercatori, come accennato prima, è che in futuro si possano così alleviare condizioni mediche croniche come il Parkinson e l’epilessia, o consentire ai pazienti senza arti di riprendere la mobilità o a parlare e vedere.

 

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