L'altra ICANN: moltiplichiamo i Tld

Una azienda olandese ha intenzione di aggirare l'ICANN proponendo un root alternativo in cui ogni estensione ipotizzabile è accettabile. Basterebbe convincere gli ISP condividendo gli introiti. Idea bislacca, ma fa riflettere.
Una azienda olandese ha intenzione di aggirare l'ICANN proponendo un root alternativo in cui ogni estensione ipotizzabile è accettabile. Basterebbe convincere gli ISP condividendo gli introiti. Idea bislacca, ma fa riflettere.

C’è una proposta nell’aria: eliminare i Top Level Domain così come ad oggi siamo abituati a vederli. La proposta è quella di cancellare ogni vincolo e lanciare all’ennesima potenza le possibilità di registrazione. L’idea si basa su convinzioni accettabili, gode di un principio tecnologico concreto ed è tanto bislacca da catturare l’attenzione di utenti e agenzie di stampa. Ma probabilmente il punto forte della proposta è il momento in cui è stata proposta. Tutto ha origine ad Amsterdam, nel quartier generale della UnifiedRoot.

La proposta
“Around the dot”, così la UnifiedRoot ha battezzato il proprio progetto: il nome rende bene il principio. Il progetto, infatti, è quello di cambiare i canoni finora eretti attorno al punto tanto da far susseguire l’era delle “dotcom” con quello delle “dotless”. UnifiedRoot vuole in pratica aggirare gli attuali Top Level Domain facendo in modo che non esistano solo più i .com o i .net o i .it: con la modica cifra di 1000 euro di registrazione e 240 euro di rinnovo annuale il gruppo propone domini in cui il registrante si scelga anche una estensione a piacimento.

Qualche esempio prelevato direttamente dal sito ufficiale UnifiedRoot: helpdesk.company, nonché red.wine, o ancora car.forsale. Usando la fantasia possiamo spingerci a clicca.qui, chievo.verona o sms.gratis. Personalmente potrei spingermi a giacomo.dotta sperando di anticipare altri omonimi. Non ci sono limiti, se non una lunghezza compresa tra i 3 ed i 18 caratteri. È intuitivamente comprensibile come la cosa possa essere quantomeno interessante proprio per le possibilità che offre, e per molte aziende (nonché per molti “trabocchetti” del web) anche il costo potrebbe non essere poi così eccessivo. Una volta accettata la consistenza della proposta, è utile però approfondirne le potenziali conseguenze.

Come funziona
UnifiedRoot, per mettere a punto il proprio progetto, dovrebbe in pratica sostituirsi all’ICANN nel compito di redirezionare l’utenza offrendo il servizio di traduzione da Tld a numero IP. Una sostituzione in toto è impossibile per vari motivi: perché l’ICANN è una istituzione, perché l’ICANN ha una struttura consolidata, perché l’ICANN ha le spalle sufficientemente forti da non perdere da un giorno all’altro la propria seggiola, perché l’ICANN è l’ICANN mentre UnifiedRoot è stata fino a ieri una semplice e sconosciuta aziendina privata con sede ad Amsterdam. L’idea, quindi, non matura in seno ad una sostituzione, ma sotto l’ottica di un servizio aggiunto: UnifiedRoot in pratica replicherebbe il sistema ICANN aggiungendovi il proprio servizio “Around the dot”. Per metterlo in funzione, quindi, l’azienda dovrebbe trovare l’accordo con gli ISP facendo in modo che essi possano garantire all’utenza il normale traffico con in aggiunta le opzioni permesse da UnifiedRoot.

Per mettere in moto un meccanismo simile (rendendo i domini universalmente raggiungibili) UnifiedRoot dovrebbe essere in grado di estendere la propria logica ad un consistente numero di ISP, così da raggiungere la soglia critica tale da renderne appetibile l’affiliazione. Per convincere gli ISP, inoltre, è lecito ipotizzare un impegno monetario da parte di UnifiedRoot a compenso della collaborazione tecnica apportata: 1000 euro di registrazione e 240 annui sono una cifra sufficientemente consistente ed in qualche modo va sicuramente ridistribuita. Tra gli altri vengono segnalati vari ISP affiliati in Turchia, nonché altri nomi uno dei quali ben conosciuto anche qui da noi: Tiscali. Senza la collaborazione degli ISP il sistema è destinato a rimanere un gingillo per smanettoni e l’ICANN può dormire sonni tranquilli.

Pro e contro
I “pro” sono pochi, evidenti e deboli: nessun vincolo, massima libertà, disponibilità estrema. Con vantaggi simili il costo può quasi essere perdonato in quanto la nomenclatura tradizionale rimane comunque ed i domini con estensione alternativa possono divenire un “lusso” per i più esigenti, buoni a soddisfare una nicchia di utenti o aziende particolarmente interessati.

I “contro” sono meno evidenti ma sicuramente più pesanti. La prima contestazione avanzabile è il fatto che, per opinabili che ne possano essere le politiche, l’ICANN è una istituzione in un ruolo così importante da non poter in alcun modo essere messo in discussione. Lo si potrà magari sostituire un giorno (ben venga la concorrenza: tale principio è stato espresso anche da Jon Weinberg dell’ICANNwatch), ma è difficile pensare ad una rete non omogenea in cui le scelte di un’ISP possano veicolare le funzioni accessibili o meno: la cosa significherebbe infatti anche possibile discriminazione tra ISP di serie A ed ISP di serie B, domini di serie A e domini di serie B, utenti di serie A e utenti di serie B. Su questo principio crollerebbe ogni velleità aggiuntiva, se non fosse che dietro al progetto UnifiedRoot esiste anche una matrice politica di una complessità non indifferente. Con il sistema “Around the dot”, infatti, ogni paese al mondo potrebbe avere il proprio Tld senza difficoltà alcuna. È gratis, congenito nel sistema stesso, senza che l’ICANN possa mettervi parola. Si potrebbe aprire governo.pakistan, così come roma.italy, così ancora come korea.nord. L’ICANN, recentemente al centro di non poche polemiche proprio su questa questione, si vedrebbe dunque notevolmente indebolita.

Il punto è: gli ISP dei paesi in polemica potrebbero pensare ad un boicottaggio ICANN passando ad un sistema “Around the dot” (comunque affidabile e completo)? Può l’ICANN fermare un progetto simile? Queste le domande nella più rosea delle ipotesi. Ma non pochi dubbi preventivi di principio indeboliscono all’estremo le posizioni UnifiedRoot. Come risolvere le questioni relative ai nomi contestati (si moltiplicherebbero, infatti, i casi dubbi e pericolosi)? Con che logica si svilupperebbe la rete (già alcune reprimende giunsero all’ICANN il giorno in cui si propose di estendere il numero dei Tld)? Un accordo con gli ISP, esterno da una programmazione univoca e centrale, è un giusto modo di procedere? Per UnifiedRoot le domande sono molte, ma da più parti un coro di NO si è già levato a ricoprire il progetto di sentenze.

Se questo focus si occupa di Around the dot è solo per sollevare un’ipotesi che in sé ha il merito di mettere in discussione qualche certezza, il che non fa mai male, soprattutto quando in discussione vi sono entità come l’ICANN ricoprenti un ruolo strategico per il bene di tutti. Appuntatevi il nome UnifiedRoot, ma solo perché tra qualche mese si potrà verificare come il tutto non abbia avuto alcun seguito esplodendo come la più normale delle “vaporware story”. E tutto ciò non perchè la proposta sia priva di senso, ma perchè la via è, almeno oggi, impraticabile.

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