Lettera Google-SEC: tra advertising e acquisizioni

Una lettera inviata nel 2013 da Google alla Securities and Exchange Commission svela quelli che potrebbero essere i piani futuri del motore di ricerca.
Una lettera inviata nel 2013 da Google alla Securities and Exchange Commission svela quelli che potrebbero essere i piani futuri del motore di ricerca.

Il 29 gennaio 2013 Google ha inviato una comunicazione alla Securities and Exchange Commission (SEC), l’ente federale americano che vigila sulla borsa valori, per dirla in altri termini l’equivalente della nostra Consob, con l’obiettivo di spiegare perché il gruppo non fornisce una stima precisa sui profitti generati attraverso i dispositivi mobile. Il contenuto della lettera è stato reso pubblico nella giornata di martedì, svelando alcuni indizi su quelle che potrebbero essere le prossime mosse del gruppo di Mountain View.

Si parla innanzitutto di advertising, da sempre la maggior fonte di reddito per il motore di ricerca. Secondo bigG il mercato relativo ai prodotti mobile è in continua espansione e proprio questo fattore rende impossibile fornire una stima precisa sugli incassi derivanti dalle inserzioni, che negli anni a venire potrebbero essere visualizzate non solo sui display di smartphone e tablet, ma anche su device come “frigoriferi, dashboard delle automobili, termostati, occhiali e orologi, solo per citare alcune delle possibilità”.

Quasi inevitabile pensare ai termostati Nest, prodotti dalla società acquisita all’inizio di quest’anno e da fine aprile in vendita direttamente attraverso la piattaforma Play Store. Sia Google che l’azienda di Tony Fadell sono intervenute immediatamente per chiarire la situazione e fornire precisazioni sul contenuto della lettera. Ecco l’aggiornamento fornito da bigG.

Siamo in contatto con SEC per chiarire il contenuto di questa comunicazione risalente al 2013, che non riflette alcuna roadmap per i futuri prodotti di Google. Nest, che abbiamo acquisito dopo aver scritto questa lettera, non dispone di un modello basato sulle inserzioni pubblicitarie e non ha mai avuto progetti di questo tipo.

Di seguito invece le parole di un portavoce Nest.

Nest opera in modo indipendente dal resto di Google, con un team di manager separato, brand e filosofia differenti. Ad esempio, Nest ha un modello di business “paid-for”, mentre Google solitamente adotta una strategia finanziata dalle inserzioni. Non abbiamo nulla contro le pubblicità, dopotutto anche noi investiamo molto in promozione. Semplicemente, pensiamo che le inserzioni non debbano far parte dell’esperienza offerta agli utenti Nest.

Le due realtà non hanno dunque intenzione di integrare un sistema di inserzioni pubblicitarie nei termostati prodotti da Nest. Scorrendo il contenuto della lettera ci si imbatte poi in un altro punto utile per capire come potrebbe evolvere prossimamente il business di Mountain View: ci sono espliciti riferimenti alla volontà di acquisire startup e aziende all’estero, ricorrendo a parte dei profitti generati al di fuori dei confini statunitensi.

Continueremo a utilizzare una fetta importante dei nostri profitti offshore per le acquisizioni, in accordo con l’espansione del nostro business globale verso nuovi prodotti come i dispositivi mobile. È ragionevole prevedere che Google necessiti di una cifra compresa tra 20 e 30 miliardi di dollari provenienti dall’estero per finanziare potenziali acquisizioni di aziende o tecnologie straniere.

La questione relativa alla gestione della tassazione per i profitti generati all’estero è già stata affrontata più volte in passato. È dunque lecito attendersi nuove acquisizioni messe a segno dal gruppo, dal valore sempre più elevato, come svela un altro passaggio della lettera inviata a SEC.

Negli ultimi anni abbiamo portato a termine acquisizioni significative, con un valore sempre crescente degli investimenti. Questo trend proseguirà nei prossimi anni.

Secondo Richard Windsor, analista di Radio Free Mobile, uno dei settori nei quali Google potrebbe investire è quello legato al gaming. Stando alla sua previsione, nel mirino potrebbe esserci una delle più importanti realtà del mondo videoludico: il publisher francese Ubisoft, responsabile di produzioni come Assassin’s Creed e Watch Dogs. Si tratta comunque di ipotesi, sulle quali non ci sono al momento dichiarazioni, conferme o smentite ufficiali.

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