L'Italia del web - Le famiglie

Oltre al quadro statistico relativo alle aziende, l'ISTAT ha fornito anche una analisi di quella che è la situazione delle famiglie italiane in relazione ad informatica ed accesso al web. Ne emergono un quadro molto disomogeneo e forti diseguaglianze
Oltre al quadro statistico relativo alle aziende, l'ISTAT ha fornito anche una analisi di quella che è la situazione delle famiglie italiane in relazione ad informatica ed accesso al web. Ne emergono un quadro molto disomogeneo e forti diseguaglianze

L’Italia della tecnologia è ancor sempre l’Italia della televisione. Il ‘TV color’ è ancor sempre il bene tecnologico più diffuso in quanto risulta essere presente nel 93.9% delle abitazioni (in leggera flessione rispetto al 95.5% dell’anno precedente) La TV analogica è all’87.8%, con la tv digitale che occupa il 5% del mercato. Il complemento televisivo per eccellenza, il videoregistratore, è al quarto posto tra i device più diffusi seguendo però l’identico sottile declino registrato della tv. I lettori DVD sono ormai nel 50% delle case. Il cellulare conferma il proprio appeal entrando nelle tasche dell’82.3% degli italiani, mentre tutto quel che è il comparto Internet segue a distanza: il 56% degli italiani ha un pc, il 18% ha una connessione a banda stretta, il 14% ne ha una a banda larga.

L’Italia e il divario digitale
C’è un trend di particolare valore sociale che emerge dall’indagine Multiscopo condotta dall’Istat: «tra le famiglie si osserva un forte divario tecnologico, da ricondurre essenzialmente a fattori di tipo generazionale, culturale ed economico. Le famiglie costituite di soli anziani continuano ad essere escluse dal possesso di beni tecnologici: il 5,5% di esse possiede il personal computer, soltanto il 2,8% ha l’accesso ad Internet ed è quasi del tutto inesistente la diffusione di connessioni a banda larga (1,1%). Inoltre, in queste famiglie è limitato il possesso delle nuove forme di televisore: la TV digitale (1,5%), l’antenna parabolica (8,5%) e il decoder digitale terrestre (4,8%). L’unico bene diffuso (a parte il TV color) è il cellulare (45,3%)».

La casistica opposta è quella rappresentata dalle famiglie con in casa almeno un minorenne: «all’estremo opposto si collocano le famiglie con almeno un minorenne che possiedono il personal computer e l’accesso ad Internet rispettivamente nel 69,7% e nel 51,8% dei casi. Sono queste famiglie ad avere il più alto tasso di possesso di connessione a banda larga (21,1%), mentre il telefono cellulare ha raggiunto i livelli della televisione (96%)».

Ma c’è anche un altro tipo di divario (sicuramente più preoccupante) a determinare l’accesso alle nuove tecnologie: «Nelle famiglie con capofamiglia dirigente, imprenditore o libero professionista il possesso del cellulare (96,3%) ha superato quello della televisione (94,5%). Molto diffusi anche personal computer (80,6%), accesso a Internet (70,2%) […] Le famiglie più svantaggiate sono quelle con capofamiglia operaio e quelle con capofamiglia non occupato. Tra le famiglie con capofamiglia operaio e quelle in cui il capofamiglia è dirigente, imprenditore o libero professionista c’è una differenza di circa 30 punti nel possesso di personal computer e di 37 punti nel possesso di accesso ad Internet».

L’Italia e l’UE
40 famiglie italiane su 100 hanno accesso al web da casa. La situazione italiana è molto simile a quella francese e spagnola, ma l’Olanda ha numeri esattamente doppi ed anche Germania e Gran Bretagna godono di situazioni molto più rosee. Secondo l’ISTAT gli italiani non accedono al web per motivi ben precisi e non raramente addebitabili al ritardo culturale del nostro paese ed alle mancate performance di una rete troppo spesso vincolata all’assenza di broadband: «tra i motivi per cui non si naviga in Internet da casa, le famiglie indicano in primo luogo che lo considerano inutile e non interessante (39,6%), mentre al secondo posto si colloca la mancanza di capacità (31,9%). Il 12,2% delle famiglie non ha accesso ad Internet da casa perchè accede da un altro luogo, il 9,3% perchè considera costosi gli strumenti necessari per connettersi e il 9,1% perchè ritiene costoso il collegamento».

Generazione web
Lo schema soprastante dimostra la parabola discendente relativa all’uso del web nel nostro paese. È del tutto evidente come siano soprattutto le generazioni più giovani a fare uso dello strumento in percentuali del 15% a 6 anni, del 50% a 11-14 anni e del 70% a 20 anni circa. Proprio a questa età si rileva l’unico picco in cui il sesso femminile surclassa quello maschile in quanto a presenza in rete. La donna 55enne è dunque la figura italiana che meno è rappresentata e, a mano a mano che l’età cresce, diminuisce la percentuale di anziani pronti a prendere in mano il mouse.

«Le persone di 6 anni e più che si sono connesse ad Internet negli ultimi 3 mesi hanno utilizzato la rete prevalentemente per comunicare attraverso l’uso della posta elettronica, ovvero per mandare o ricevere e-mail (76,4%), per cercare informazioni su merci e servizi (60%) e per altre attività di ricerca di informazioni (64,9%). Di rilievo è la quota di chi si connette al web per usare servizi relativi a viaggi e soggiorni (38,9%) e per ottenere informazioni dai siti della Pubblica Amministrazione (37,4%). Sono meno diffuse le attività legate al telefonare su Internet e partecipare a video conferenze (8,6%) e la vendita di merci o servizi (6,9%)». Diverso il comportamento online anche e soprattutto tra uomini e donne: «gli uomini sono più attivi delle donne nel comunicare, nella fruizione di prodotti culturali, nello svolgere attività ludiche, ma anche nello scaricare software, nell’usare servizi bancari e nel vendere merci o servizi. Ad esempio, sono quasi il doppio gli uomini che si collegano ad Internet per scaricare software (31,3% contro il 14,9%) e per giocare o scaricare giochi, immagini e file musicali (36,6% contro il 26,7%). Le donne sono più interessate ad usare il web per reperire informazioni sanitarie relative a malattie, all’alimentazione, al miglioramento della salute (34,8% delle donne contro il 28,8% degli uomini) e per svolgere attività di istruzione e formazione presso scuole e/o università (23,4% contro il 14,7% degli uomini)».

L’e-commerce nelle famiglie
Se sono i giovani i maggiori fruitori italiani della rete, sono anche i giovani a trainare la crescita dell’e-commerce: «Rispetto al 2005 cresce la pratica di acquistare su Internet, passando dal 15,2% al 20,6% degli utenti negli ultimi 12 mesi (da 2 milioni 647mila persone a 3 milioni 874 mila). La crescita è particolarmente evidente tra i giovani. Andamenti differenti però si sono avuti a seconda dell’età degli intervistati: se per i più giovani, sia maschi che femmine, ordinare e acquistare merci e servizi sulla rete ha avuto un incremento cospicuo tra il 2005 e il 2006, per le persone adulte (sopra i 55 anni) il fenomeno rimane pressochè costante, soprattutto per le donne […] I beni e servizi acquistati sono vari ed eterogenei, influenzati dall’ampiezza e dal modo di fruizione del mercato online. Al primo posto si collocano i viaggi e soggiorni (compresi i biglietti ferroviari, aerei, ecc) ordinati e/o acquistati dal 35,8% delle persone che comperano su Internet».

Le difficoltà degli italiani
Interessante il rilievo ISTAT relativo alle difficoltà incontrate dagli italiani nell’accesso all’acquisto online: «circa la metà degli individui che hanno fatto acquisti o ordini sul web dichiarano di non avere riscontrato particolari problemi: distinguendo per genere, il 47,1% degli uomini e il 58,1% delle donne. I problemi maggiormente segnalati sono stati i tempi di consegna non rispettati (15,1%), la difficoltà di reperimento di informazioni sulle garanzie del prodotto (10,1%), la difficoltà nell’inoltrare reclami o nell’avere risposte soddisfacenti (9,6%), seguiti in misura minore dalle consegne mancate o erronee o di merci difettose (7,1%)». Inoltre: «a fronte del 20,6% navigatori sul web che fanno acquisti nell’ultimo anno, il 79,4%, pari ad 14 milioni 713mila individui, pur usando Internet non ha comprato o ordinato merce in rete. Le motivazioni più segnalate del non utilizzo della rete per comprare servizi e/o prodotti riguardano la resistenza alla sostituzione di metodi tradizionali di vendita: il 52,3% dichiara di preferire comprare di persona, il 43,8% di non avere bisogno di questo diverso modo di commercio, il 14,8% di non avere fiducia nella consegna o nella restituzione delle merci o nella possibilità di fare reclami. Sono soprattutto gli anziani (61,2%) e le donne (55,7%) a dichiarare di preferire comprare di persona». Infine almeno una persona su cinque dichiara di non fare acquisti per paura di fornire i dati relativi alla carta di credito. La paura, ancora una volta, è l’ostacolo maggiore.

Altro dato di tutto interesse è quello relativo alle capacità degli italiani nell’uso dello strumento informatico: «relativamente ad Internet, la quasi totalità degli utenti sa usare un motore di ricerca (93,5%) e l’85,9% sa spedire mail con allegati. Oltre la metà degli utenti sa inviare messaggi a chat o newsgroups. Poco più di un quarto sa usare file sharing per scambiare film o musica (26,4%)».

Il quadro completo dei dati ISTAT è disponibile sul sito ufficiale.

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