L'Osservatorio boccia la banda larga italiana

L'Osservatorio per la Banda Larga ha anticipato i risultati provenienti dal test sulle connessioni residenziali in tutta Italia. Ne scaturisce omologazione dei prezzi, ma non nelle performance. Gravemente penalizzata, nuovamente, l'Italia di provincia
L'Osservatorio per la Banda Larga ha anticipato i risultati provenienti dal test sulle connessioni residenziali in tutta Italia. Ne scaturisce omologazione dei prezzi, ma non nelle performance. Gravemente penalizzata, nuovamente, l'Italia di provincia

«L’Osservatorio Banda Larga ha avviato un progetto di diffusione di strumenti software per la misurazione della qualità della banda larga presso gli utenti Internet residenziali, che è ormai a regime (oltre 20000 utenti hanno già sperimentato l’applicazione) e consente per la prima volta in Italia di avere un quadro oggettivo delle reali prestazioni offerte dai servizi. La nostra ambizione è creare una maggiore consapevolezza sul reale valore della banda larga oggi, e di quella ultralarga in prospettiva». Ed il risultato è quello, tutto sommato, atteso: la banda larga italiana è sonoramente bocciata.

L’Osservatorio ha pubblicato un estratto dei propri dati (pdf) tramite il proprio sito web in attesa di una pubblicazione completa ed ufficiale la cui responsabilità è in capo all’AGCOM. Con una precisazione necessaria fin da subito: trattasi di rilievi volti a fotografare l’esistente per progettare le reazioni necessarie al fine di regolarizzare la situazione ed investire per migliorare l’infrastruttura e le sue performance. «Sulla base delle misure raccolte nel mese di Gennaio emerge un quadro chiaro dell’eterogeneità delle prestazioni garantite dai diversi ISP, a fronte di prezzi che tendono ad essere sempre più allineati».

Prezzi allineati, ma prestazioni altalenanti. Spiega l’Osservatorio: «A fronte di 4.1 Mbit/s di download medio rilevato, si passa dai 4.5Mbit/s dell’operatore migliore a meno di 3Mbit/s del sesto operatore, vale a dire una differenza di oltre il 45%. Riguardo al differenziale di prezzo, il benchmark evidenzia uno scarto attorno al 5%».

Ancora una volta, però, il fenomeno che emerge è quello di un digital divide relativo che pesa soprattutto sul differenziale tra l’Italia metropolitana e l’Italia di provincia (ove spesso, peraltro, la banda larga è ancora oggi un fattore del tutto assente e ben lontano dall’essere in qualche modo un diritto acquisito): «Notevole la differenza di velocità di download nelle grandi aree metropolitane, dove il download medio risulta pari a 4.8 Mbit/s contro i 3.2 Mbit/s delle aree rurali, ma siamo a 2.6Mbit/s nei comuni con meno di 2000 abitanti». Quest’ultimo dato esprime un malessere capillare e diffuso, con gran parte dell’Italia relegata a capacità di download del tutto insufficienti per le necessità odierne e per un’esperienza di rete soddisfacente.

All’insegna di uno scarsamente motivato ottimismo, ecco la conclusione di Cristoforo Morandini, Associated Partner Between: «In attesa della NGN e dei finanziamenti per l’annullamento del digital divide godiamoci i 20 milioni di contributi per i giovani concittadini». Ma l’intervento una-tantum in favore della connettività non sembra poter risolvere in alcun modo il problema. Nel frattempo i fondi per l’infrastruttura latitano ed i privati sono alle prese con problemi di ben altra natura. Il problema è cronico e misurato, ma gli antidoti sembrano ancora lontani.

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