Lucas e Spielberg sul futuro di Hollywood

L'industria hollywoodiana è chiamata a cambiamenti radicali per scongiurare una vera e propria implosione: è il parere di Steven Spielberg e George Lucas.
L'industria hollywoodiana è chiamata a cambiamenti radicali per scongiurare una vera e propria implosione: è il parere di Steven Spielberg e George Lucas.

Prima Steven Spielberg, poi George Lucas. Due dei volti più noti dell’industria condividono la stessa visione del futuro per quanto riguarda Hollywood. Intervenuti alla USC School of Cinematic Arts per l’inaugurazione di un nuovo edificio, entrambi hanno parlato dei significativi cambiamenti che stanno letteralmente per investire il mercato delle pellicole cinematografiche, necessari per evitare una vera e propria implosione del modello di business adottato finora.

Perché l’età dell’oro per gli Studios sia ormai quasi giunta al termine è presto detto: la tecnologia ha preso il sopravvento sui tradizionali metodi di distribuzione dei film, con le persone che ormai ormai hanno a disposizione una tale offerta d’intrattenimento on-demand da mettere in secondo piano l’idea di recarsi al botteghino. Lo streaming su Internet, le smart TV, un settore videoludico in costante evoluzione, tutti fattori con i quali producer, registi e attori si troveranno a doversi confrontare tra non molto tempo.

Realizzare una nuova pellicola rappresenta un progetto impegnativo, soprattutto dal punto di vista monetario, che a conti fatti può costare anche 300 milioni di dollari. Nel migliore dei casi, con ottimi incassi in sala, una buona accoglienza da parte della critica, vendite di DVD e Blu-ray consistenti, i produttori coprono le spese e generano profitti, ma non è sempre così. Il pubblico è libero di accogliere positivamente o negativamente un nuovo film e, considerato il margine di errore sempre più ridotto consentito alle case cinematografiche, un passo falso potrebbe risultare fatale.

Cosa fare quindi? Innanzitutto rivedere il sistema di distribuzione, con periodi di programmazione più lunghi (nel 1982 “E.T.” venne proiettato ininterrottamente negli USA per un anno e quattro mesi), meno pellicole e forse addirittura prezzi dei biglietti più elevati. Per progetti destinati a un pubblico di nicchia ci saranno invece piattaforme come Netflix o Hulu a farla da padrone, grazie a un modello di business che oltreoceano ha già dimostrato tutta la sua validità.

Un giorno, forse nemmeno troppo lontano secondo la previsione di Spielberg e Lucas, potremmo dunque recarci al cinema e scoprire che guardare un film comodamente seduti in sala costerà di più, con la scelta ridotta a un paio di pellicole, le stesse già viste qualche mese prima. Di certo non una bella prospettiva per i cinefili.

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