Nasce il Fronte per la Liberazione dei Dati

Un gruppo di ingegneri interni al Google Team ha fondato provocatoriamente il Data Liberation Front, movimento che conta di restituire i dati ai legittimi proprietari: gli utenti. La ribellione ricalca in pieno lo spirito di Google, nel nome della libertà
Un gruppo di ingegneri interni al Google Team ha fondato provocatoriamente il Data Liberation Front, movimento che conta di restituire i dati ai legittimi proprietari: gli utenti. La ribellione ricalca in pieno lo spirito di Google, nel nome della libertà

Google ha messo a punto una interessante manovra promozionale che, tramite la formazione di un gruppo di lavoro interno al team di Mountain View, rende oltremodo evidente la volontà di rendere libero l’uso dei dati attraverso i servizi proposti all’utenza. L’iniziativa prende il nome di Data Liberation Front, il cui logo dimostra tutto il carico rivoluzionario che si intende portare avanti.

Il Data Liberation Front prende corpo a livello pubblico dopo che per molto tempo è stato un gruppo di lavoro racchiuso negli uffici di Mountain View. Il principio è tanto semplice quanto poco perseguito: i dati sono di proprietà dell’utente, dunque chi cura il servizio deve permettere all’utente stesso di fare dei propri dati ciò che meglio preferisce. Tanto l’importanzione quanto l’esportazione dei database e dei file, quindi, deve essere possibile in modo quanto più libero e semplice. L’utente, insomma, deve poter scegliere a chi affidare i propri dati senza essere vincolato da strumenti, standard o limiti che esproprino la persona della libertà di gestire i dati affidati ai server delle compagnie nelle quali si è riposta fiducia.

Il gruppo avrebbe già “liberato” oltre metà dei servizi di Google: così come in Gmail è da tempo possibile importare ed esportare la propria posta, avendo così la possibilità di gestire liberamente i propri contenuti, anche altri servizi stanno progressivamente implementando medesima opportunità. Tra i prossimi servizi “liberati” il Data Liberation Front promette, ad esempio, Google Site e Google Docs. Per ogni singolo servizio di Mountain View, comunque, esiste una scheda dettagliata indicante le modalità di “fuga” dal servizio.

L’operazione simula una ribellione a Google, ma in realtà ricalca perfettamente i principi del gruppo. Permettere agli utenti di gestire i propri dati, infatti, significa portare linfa ad un movimento del quale Google è chiaramente capofila, favorendo quell’interscambio di informazioni sul quale il gruppo conta di sviluppare il futuro della propria offerta (e di quella rivale, nei confronti della quale la libertà è un vantaggio concorrenziale).

Un apposito blog è stato messo a punto per aggiornare gli utenti sulle attività del Fronte della Liberazione dei Dati. I prossimi post, dunque, sono prevedibili: parleranno di rivoluzione. E di libertà.

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