Necessità di un luogo in un non-luogo

Il web e Internet si sono sempre distinti per la loro capacità di astrarsi sia dal tempo che dallo spazio, ma per gli esseri umani queste sono due categorie immancabili e così, man mano che il web si popola di cittadini digitali, gli strumenti e le piattaforme si popolano di API e di mappe.

Le ultime novità provengono da David Troy: TwitterVision e FlickrVision, che non solo effettuano mashup tra foto in un caso, testo nell’altro e le immancabili mappe, ma attribuiscono un luogo fisico visualizzabile nel mappamondo a un elemento normalmente relegato a un utente.

L’utilizzo che abitualmente facciamo di piattaforme come Twitter o Flickr viene relegato alle relazioni instaurate con altri utenti.

L’elevata socialità degli strumenti web 2.0 viene rappresentata dalla possibilità per gli utenti di instaurare relazioni e condividere il proprio patrimonio intellettuale (testuale o verbale che sia).

Attraverso la versione vision non ci limitiamo ai nostri “amici” ma apriamo i nostri orizzonti al mondo intero, guardando foto provenienti dalle isole di Tonga e leggendo infiniti messaggi di asiatici in inglese.

La geo-localizzazione in rete è un elemento che agli occhi dei più distratti potrebbe apparire superflua, ma in realtà cambia totalmente la percezione degli elementi online e l’approccio dell’utente, oltre che la sua esperienza di navigazione.

Altri esempi molto interessanti li possiamo trovare in Mapwii che permette di visualizzare chi possiede la console nella nostra zona e Zoomr, un’altra piattaforma di condivisione di fotografie, che ha puntato molto sulle API e sulle lightmap.

Nell’ambito del real estate, poi, le mappe la fanno da padrone e piattaforme come Zillow, Trulia o l’italianissima Maiom, devono loro il successo riscosso.

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