Nessun fermi il porno

Nel Regno Unito si è proposto di fermare il porno online per abilitarlo solo a chi ne fa esplicita richiesta. Proposta bocciata.
Nel Regno Unito si è proposto di fermare il porno online per abilitarlo solo a chi ne fa esplicita richiesta. Proposta bocciata.

Dopo l’interruttore per spegnere Internet, è la volta del pulsante per bandire i siti pornografici dal Web, almeno per quanto riguarda il Regno Unito. È questa la proposta avanzata nel fine settimana dal Ministro alla Cultura conservatore Ed Vaizey, che in nome della tutela dei più piccoli ha chiesto agli ISP (Internet Service Provider) britannici di vietare a priori l’accesso a portali che offrono la visione di materiale per adulti. Chi ne volesse usufruire dovrà inoltrare una formale richiesta e attendere qualche ora perché l’accesso venga riabilitato. Le reazioni, è il caso di dirlo, sono state bollenti.

La prima voce autorevole a replicare è stata quella di Nicholas Lansman, segretario generale della ISPA (Internet Services Providers Association), con un’intervista rilasciata al network BBC nella quale si oppone fermamente al progetto di Vaizey: “I membri di ISPA credono fermamente che il controllo sull’attività online dei bambini spetti ai genitori e non debba essere imposto dall’alto dai fornitori del servizio di connessione”. Dello stesso parere anche Rob Manuel di B3ta.com, che in una lettera aperta inoltrata al Ministro ha sottolineato le ragioni per le quali imporre un simile blocco senza ripercussioni negative sulla fruizione degli altri contenuti sarebbe di fatto impossibile:

Filtrare i contenuti in Rete è un’impresa ardua, costosa e imprecisa per definizione. Inoltre, si andrebbe incontro al rischio di rendere inaccessibili siti che non hanno nulla a che vedere con la pornografia. Uno dei miei portali, b3ta.com, è stato di recente bollato come “per adulti” dal network Three Mobile, solo per il fatto che si tratta di una piattaforma che consente il caricamento dei contenuti da parte degli utenti. La stessa cosa potrebbe capitare a qualsiasi altro dominio.

Senza obbligatoriamente entrare nel merito della vicenda per sostenere l’una o l’altra posizione, risulta comunque difficile non nutrire almeno qualche dubbio sull’efficacia di una simile mossa. Una volta impedita visualizzazione di filmati o immagini a luci rosse attraverso una blacklist, gli utenti interessati potrebbero comunque rivolgersi ai circuiti peer-to-peer o ad altre fonti al fine di reperire materiale per adulti. Tutto ciò senza contare che la pornografia sul Web rappresenta a tutti gli effetti un’industria e, per quanto discutibile o criticabile, l’introduzione di un simile blocco da parte degli ISP avrebbe gravi ripercussioni sulle aziende che ne fanno parte.

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