Neutralità della rete approvata in Europa

Il testo dell'accordo di giugno è stato votato senza emendamenti: le neutralità della rete in salsa europea resta valida, ma non coraggiosa.
Il testo dell'accordo di giugno è stato votato senza emendamenti: le neutralità della rete in salsa europea resta valida, ma non coraggiosa.

Il Parlamento Europeo ha approvato senza ulteriori emendamenti il testo sul pacchetto unico delle telecomunicazioni che in sostanza segna l’indirizzo continentale sul roaming e sulla neutralità della rete. Una versione che resta nel guado fra il tradimento delle posizioni espresse in prima lettura l’anno scorso e alcune pessime versioni operate in questi ultimi mesi sotto l’egida di diverse nazioni, Italia compresa, che a turno non sono riuscite a produrre una posizione netta sul tema. Sulla neutralità della rete dipenderà molto dall’interpretazione che si vorrà dare ad alcuni articoli.

Per capire bene le differenze di sensibilità sull’argomento, basta leggere il commento del commissario europeo Oettinger e confrontarlo con quello di Julia Reda, combattiva esponente del gruppo Verdi/Pirata a Strasburgo. Il primo sostiene che l’Europa ha scritto nero su bianco che non sarà possibile trattare in modo diseguale il traffico nella Rete, non ci saranno mai corsie preferenziali a pagamento e i fornitori di servizi non saranno in grado di rallentare il traffico in qualsiasi momento a loro piacimento facendo riferimento a una minaccia per la congestione della rete.


Questo, letteralmente, è vero, ma il diavolo, si sa, si nasconde nei dettagli ed è quello che denuncia Julia Reda, convinta si sarebbe potuto fare di più, a proposito di due punti in particolare: l’eccezione valutata per i servizi specializzati, cioè la possibilità per le telco di mettere un sovrapprezzo ai servizi che consumano molta banda, e la possibilità dello zero-rating, cioè l’esatto contrario, concedendo ai provider di fornire gratuitamente l’accesso ai siti che non consumano banda o con caratteristiche apprezzate per diverse ragioni, tutte discrezionali.

Non è perfetto, ma è meglio di niente

L’iter di queste norme è stato abbastanza travagliato. La Commissione europea ha presentato la sua proposta di un mercato unico delle telecomunicazioni due anni fa, testo poi varato come progetto di legge dal Parlamento Europeo nel mese di aprile 2014. Dopodiché il Consiglio ha adottato un mandato per negoziare con Strasburgo e Bruxelles sotto la presidenza della Lettonia (il semestre precedente, gestito dall’Italia, fallì la missione). I negoziati hanno portato ad un accordo che è stato formalmente adottato dal Consiglio il 2 ottobre e dal parlamento oggi. Le misure adottate saranno poi completata dal progetto del Digital Single Market.

Ne è valsa la pena oppure no? La verità come sempre sta nel mezzo, soprattutto quando si parla di Commissione, Parlamento e Consiglio d’Europa, cioè del frutto delle negoziazioni del cosiddetto “trialogo”. La memoria corre ai pessimi testi usciti prima, e nonostante alcuni parlamentari avessero appoggiato la campagna di SaveInternet, in plenaria è stato tutto approvato senza emendamenti e a maggioranza invariata rispetto al passato. Questo non è un disastro. Ci sono delle contraddizioni, è vero, ma è anche vero che i colli di bottiglia sono all’ordine del giorno già oggi nella Rete e corrisponde al vero che un Open Internet può avere bisogno di uno spazio di manovra degli operatori.  Lo stesso principio è stato all’incirca stabilito nel breve articolo del Bill of Rights italiano, dove si preferisce parlare di restrizioni e interferenze e non si esclude a priori una differenziazione di servizi.

La metafora migliore per capirlo è quella dell’autostrada: la rete smette di essere neutrale se si concede a un’automobile di arrivare prima di un’altra perché una corsia è effettivamente più breve dell’altra; può essere considerata neutrale invece se a fronte della stessa lunghezza delle corsie non ci sono ostacoli, neppure per quelli che mostrino di essere più “veloci”, in termini di investimenti tecnologici e premialità del mercato. L’Europa ha scelto questa via: neutralità e solo eccezioni per questioni tecniche temporanee oppure per servizi speciali controllati dalle autorità nazionali di regolamentazione, dove si giocherà la vera partita.

Le net neutrality in poche domande

  • Che principi stabilisce la net neutrality appena approvata?
    Il testo prevede che tutti i cittadini europei abbiano accesso a Internet senza ostacoli per accedere a tutti i servizi online, senza distinzione di servizi e tipo di dati.
  • È possibile pagare per avere un servizio prioritario?
    No. La neutralità della rete, in base alla normativa, impedisce di dare priorità a un tipo di traffico rispetto a un altro. È tecnicamente possibile, invece, che mentre i fornitori non saranno in grado di bloccare o limitare il traffico nelle loro reti o dare la priorità ad alcuni contenuti o servizi particolari in cambio di pagamento allo stesso tempo gli utenti finali e gli ISP continueranno ad essere in grado di accordarsi su diverse velocità di accesso e volumi di dati come fanno oggi, a partire dal massimo consentito in giù.
  • Non è una distinzione di classe?
    Domanda delicata e complessa. In realtà ci sono sempre state diverse categorie di traffico in internet: una mail non pesa come una videoconferenza o un download P2P. Il regolamento europeo non consente il trattamento speciale di diverse classi di traffico internet, riconosce il principio di parità e insieme accetta l’ottimizzazione della gestione di queste categorie per la qualità della trasmissione.
  • Esistono delle eccezioni?
    Per norma non è possibile bloccare, rallentare o discriminare specifici contenuti della Rete, a meno che si tratti di tre casi particolari: ordini del tribunale, per esempio se un giudice o la polizia hanno ordinato il blocco di specifici contenuti illeciti; la sicurezza e l’integrità della rete, per esempio per evitare l’uso improprio di un virus, un malware o attacchi DnS; per ridurre al minimo una congestione temporanea di rete. Tali deroghe devono essere interpretate restrittivamente e sono soggette a criteri di proporzionalità.
  • Cosa sono i servizi specializzati?
    Sono servizi forniti in aggiunta ai servizi di accesso a Internet e in grado di soddisfare delle esigenze specifiche, ma a patto che non modifichino o danneggino l’accesso a Internet inteso come best effort. Si tratta generalmente di servizi poco sviluppati in Italia, come l’IPTV, la videoconferenza ad alta definizione adottata nella telechirurgia. Questi servizi utilizzano il protocollo Internet, ma non rispondono a criteri commerciali bensì ad esigenze particolari. È il corrispettivo di un’ambulanza sull’autostrada: ovviamente percorrere la corsia con la propria auto sarebbe molto comodo, ma sarebbe un illecito. Il principio delle nuove norme è che, con alcune salvaguardie per il libero accesso a Internet, è giusto dare la possibilità di fornire servizi di altissima qualità al fine di consentire il funzionamento di applicazioni future, a partire dalle auto connesse, ma non deve essere a scapito della disponibilità o la qualità generale dei servizi di accesso a Internet per gli utenti finali.
  • Cos’è lo zero rating?
    È una pratica commerciale molto discussa, che in alcuni paesi è praticata, in altri persino illegale. In questo caso, la “connettività sponsorizzata” sarà valutata dalle singole autorità nazionali, che dovranno considerare il mercato in cui si opera e sanzionare eventuali accordi commerciali sleali o pratiche abusive.

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