Project Baseline: Verily cerca 10.000 volontari

La divisione di Alphabet specializzata in ricerca medica annuncia l'avvio di un programma di studio che coinvolgerà migliaia di persone a livello globale.
La divisione di Alphabet specializzata in ricerca medica annuncia l'avvio di un programma di studio che coinvolgerà migliaia di persone a livello globale.

Fin dalla sua nascita, la divisione Verily di Alphabet (in passato nota come Life Sciences), è stata impegnata nella ricerca medica. Un team che mira a impiegare le più avanzate tecnologie per rilevare e analizzare le informazioni riguardante la salute delle persone. Il Project Baseline appena annunciato si inserisce alla perfezione in quest’ottica.

Realizzato in collaborazione con la Duke University School of Medicine e la Stanford Medicine, coinvolgerà nella sua prima fase un gruppo composto da 10.000 volontari, che per quattro anni forniranno informazioni dettagliate sul loro stato di salute, sottoponendosi a controlli periodici e indossando dispositivi in grado di rilevare parametri biometrici come, ad esempio, il battito cardiaco o la pressione sanguigna, nonché le performance legate all’attività fisica e la qualità del sonno. Nancy Brown, a capo della American Heart Association, sottolinea la validità e le potenzialità del progetto.

Project Baseline ha l’opportunità di influenzare in modo significativo la nostre conoscenze e la comprensione degli indicatori di salute. I risultati potrebbero condurre alla creazione di nuovi strumenti capaci di prevenire l’insorgere di patologie ancora prima di effettuarne la diagnosi o la cura.

Farà parte del progetto lo Study Watch, un orologio svelato la scorsa settimana e realizzato proprio a questo scopo. A prima vista potrebbe sembrare un comune smartwatch, ma non è così: sono integrati parecchi sensori e l’autonomia arriva a una settimana con una singola ricarica. Servirà, ad esempio, per meglio comprendere la progressione del morbo di Parkinson.

L’obiettivo di Project Baseline è dunque quello di raccogliere informazioni per un lasso di tempo ben superiore rispetto a quello a cui di solito sono limitati i trial clinici. In questo modo si avranno gli elementi necessari per identificare l’insorgere dei disturbi e a quali segnali attribuirne l’origine. Ne potranno così beneficiare i ricercatori e i medici, che avranno a disposizione elementi concreti per intervenire sulle patologie ancor prima che se ne verifichino i sintomi.

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