Radio online, la RIAA ne minaccia l'esistenza

Il Copyright Royalty Board ha stabilito le tariffe da versare ai detentori del diritto d'autore per la trasmissione in streaming dei loro brani per il quinquennio 2006-2010, e le cifre mettono alle strette anche le radio online di maggiore successo.
Il Copyright Royalty Board ha stabilito le tariffe da versare ai detentori del diritto d'autore per la trasmissione in streaming dei loro brani per il quinquennio 2006-2010, e le cifre mettono alle strette anche le radio online di maggiore successo.

La RIAA sembra non avere alcuna intenzione di venire incontro ai nuovi mercati che si formano in rete. Dopo le molte battaglie alla distribuzione e alla vendita di musica in rete, adesso una riforma del sistema di pagamento delle royalties minaccia di uccidere le radio in streaming come Accuradio, Pandora, Musicovery e Last.fm.

Fino ad oggi, con una delibera del 2002, la legge americana stabiliva che i servizi di streaming musicale basati sulla pubblicità avessero il dovere di pagare una frazione di penny per ogni brano trasmesso, oppure in base alla media di canzoni trasmesse in un’ora, moltiplicato per il numero degli utenti, mentre chi trasmetteva senza scopo di lucro avrebbe pagato una quota annuale tra i 500 e i 2.500 dollari. Questa legge è rimasta in vigore fino al 2005.

Adesso il Copyright Royalty Board (CRB) ha deciso che le tariffe dal 2006 al 2010 saranno ben diverse (e soprattutto retroattive per tutto l’anno passato). Chiunque dovrà pagare un minimo di 500$ l’anno e la cifra da versare per ogni singola performance (termine con il quale la CRB intende una singola trasmissione ad un singolo utente) sarà crescente: da 0.0008$ nel 2006 fino a 0.00019 nel 2010.

Una simile decisione ha chiaramente dato origine a proteste e richieste di trattative da parte dei webcasters, ma al momento tutto si è rivelato inutile, come divulgato in una nota ripresa anche dall’agenzia Reuters, in cui è spiegato come non si possa garantire profitto a chiunque entri nel mercato: «non possiamo autorizzare i partecipanti inefficienti a trasmettere la musica che vogliono per il tempo che vogliono senza versare il giusto compenso ai detentori del copyright, come del resto fanno i membri più produttivi del mercato. Questo ridicolizza il concetto di diritto d’autore».

Il calcolo sul conseguente possibile danno per una piccola radio online è stato suggerito Kurt Hanson: solitamente queste radio via internet trasmettono 16 canzoni in un’ora, il che, basandosi sul tariffario 2006, corrisponde a 1,28 centesimi per ascoltatore ogni ora. Una stazione avviata (come appunto può essere Accuradio) è in grado di vendere due spot pubblicitari ogni ora a 3$ CPM (cost-per-thousand) che fa 0,6 centesimi per ascoltatore ogni ora. Quindi anche aggiungendo guadagni occasionali da banner vari, spot in video e quant’altro si può arrivare massimo ad 1 o 1,2 centesimi l’ora

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