Report spara contro i social network: proteste in Rete

La trasmissione condotta dalla Gabanelli ha puntato l'indice contro Facebook e affini, parlando della sottrazione dei profili e degli affari colossali. Ma in Rete scoppia la protesta.
La trasmissione condotta dalla Gabanelli ha puntato l'indice contro Facebook e affini, parlando della sottrazione dei profili e degli affari colossali. Ma in Rete scoppia la protesta.

Per rendersi contro del tono delle polemiche scoppiate in Rete basta cercare l’hashtag #report su Twitter: “Ieri ha contribuito vergnosamente al digital divide in Italia”, oppure “Superficiale e faziosa. Il presupposto era che le Società che fanno BS e pensano alla Borsa sono il male. Era luddismo!” sono solo alcuni dei commenti (i più costruttivi) sul servizio mandato in onda ieri sera durante “Report”, la celebre trasmissione condotta da Milena Gabanelli.

Il servizio di Stefania Rimini (qui potete leggerne tutto il testo) intitolato “Il prodotto sei tu” ha cominciato in tono minore, dando una descrizione generica dei social network, di come funzionano. Poi però il servizio si è concentrato su furti di identità e sulla delicata questione dell’uso dei nostri dati personali per le aziende terze, in pratica descrivendo Mark Zuckerberg e compagnia bella come vampiri delle nostre abitudini diventati ricchissimi a nostro scapito. “Una corsa all’oro del Far West digitale”.

Lo stile ha fatto infuriare non soltanto gli utenti di Facebook, ma anche commentatori più preparati. Stamattina il professor Maurizio Galluzzo, docente a Venezia, ha scritto sul suo blog una lettera aperta alla Gabanelli:

“Il programma è stato un crescendo di mezze verità, costruito doppiando ad arte gli interlocutori, per dare il senso di falsità con pause non presenti nella presa diretta, con voci sibilline. Una costruzione forzata fatta di imprecisioni, banalità, interviste pilotate e selezionate, con lo scopo di raccontare come i social network siano il male. […] Evidentemente la Sua cultura umanistica, che lei spesso rivendica, come la “scarsa dimestichezza” con i mezzi digitali questa volta l’hanno porta fuori strada. Questo paese ha bisogno di tutto tranne che di falsità, deve crescere culturalmente e tecnologicamente.”

Messaggi simili stanno proliferando nella blogosfera, tutti orientati secondo un principio: la puntata non ha detto niente di nuovo, e se è vero che una buona metà degli utenti dei social network non usa questi strumenti con adeguata consapevolezza, ce n’è un’altra metà che li conosce bene o ci lavora persino, e non può certo essere trattata come una mandria di pecorelle smarrite.

C’è d’altronde il rischio contrario, cioè che per l’eccessiva dipendenza dai social network gli italiani non siano in grado di giudicare obiettivamente questo servizio. Alcuni elementi di criticità sono stati sollevati e sono indiscutibili: i modelli di business basati sul search advertising, il P2P e le leggi-censura, ad esempio.

In ogni caso, se volete conversare direttamente con l’autrice del servizio, oggi dalle 17 alle 18 il sito di Report apre una videochat. Una bella occasione di confronto.

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