Il robot di Boston Dynamics che apre le porte

La cessione a SoftBank non ha modificato il focus del team, sempre al lavoro su soluzioni innovative legate alla robotica: ecco la nuova unità sviluppata.
La cessione a SoftBank non ha modificato il focus del team, sempre al lavoro su soluzioni innovative legate alla robotica: ecco la nuova unità sviluppata.

Nonostante il team di Boston Dynamics sia di recente passato nelle mani della giapponese SoftBank (con la cessione da parte della parent company californiana Alphabet), il lavoro della squadra non sembra aver subito cambiamenti. L’ennesima dimostrazione arriva dal progetto presentato oggi: si tratta di un robot a quattro zampe in grado di muoversi agilmente e aprire le porte che incontra sul proprio cammino.

Dalle immagini sembra l’ennesima evoluzione dell’unità SpotMini, già riprogettata nei mesi scorsi e qui dotata di un lungo braccio al posto del collo, con un’estremità prensile simile a una pinza, in grado di afferrare una maniglia e ruotarla. Per dirla tutta, il filmato in streaming di seguito diffuso dal team richiama alla mente una celebre sequenza di Jurassic Park, quella in cui un gruppo di velociraptor si muove aprendo con disinvoltura le porte. Non sono state diffuse informazioni in merito al funzionamento dell’unità, che Boston Dynamics nel filmato definisce amichevolmente “Buddy”. Non è da escludere che fuori dall’inquadratura vi sia un operatore addetto al controllo dei movimenti (in modalità wireless, considerando l’assenza di cavi).

Quale può essere, in termini concreti, l’utilità di un simile automa? Lo si può immaginare ad esempio impiegato nelle situazioni di emergenza, laddove l’intervento diretto di personale umano potrebbe mettere a rischio l’incolumità degli operatori. Si pensi a un luogo colpito da una calamità naturale in cui c’è bisogno di immediato soccorso, ma dove al tempo stesso le strutture risultano pericolanti o difficilmente accessibili. Ad ogni modo, perfezionando la tecnologia in questione al fine di integrarla in soluzioni di questo tipo è possibile evolvere l’efficacia di sensori e attuatori che poi potranno essere impiegati su robot di altro tipo, progettati per rispondere a specifiche esigenze.

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