Rosetta è sulla cometa dopo 10 anni di viaggio

Rosetta ha incrociato l'orbita della cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko (67P/C–G) sulla quale è atterrato il lander Philae: un successo tutto europeo.
Rosetta ha incrociato l'orbita della cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko (67P/C–G) sulla quale è atterrato il lander Philae: un successo tutto europeo.

10 anni in viaggio nello spazio, fino ad arrivare all’appuntamento concordato: l’incontro di Rosetta con la cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko (67P/C–G) è avvenuto grazie al distacco del lander Philae dal proprio veicolo, portando così l’occhio della terra sopra il corpo celeste. Un successo incredibile per l’Agenzia Spaziale Europea, celebrato in diretta streaming dagli abbracci e dai saluti dei responsabili presenti nella sede (ove l’ansia della conferma dell’atterraggio era tangibile e si è presto sciolta dopo l’ufficializzazione).

Il viaggio si è svolto nell’arco di un decennio tramite varie orbite differenti, finalizzate ad estendere la portata del viaggio per arrivare ad incrociare l’orbita propria della cometa. Tutto è andato secondo i piani: i “selfie” di Rosetta durante l’avvicinamento avevano già consentito di celebrare il momento, ma le criticità dell’atterraggio nella zona prescelta non erano poche. L’Agenzia Spaziale Europea potrà ora raccogliere i dati, le immagini ed i campioni necessari per iniziare l’opera di ricerca sul comportamento delle comete che l’operazione si prefigge fin dall’esordio.

Il resoconto del viaggio di Rosetta è disponibile sul sito dell’ESA, ove una ricostruzione 3D consente di rivedere passo a passo il percorso compiuto: un lungo viaggio durante il quale le fotocamere di bordo hanno testimoniato varie visuali della Luna, di Giove e di altri corpi celesti, inviando così incredibili cartoline dallo spazio durante il viaggio più ambizioso e lungo in direzione della cometa.

Quanta Italia c’è su Rosetta

«La partecipazione italiana alla missione Rosetta», spiega l’Agenzia Spaziale Italiana, «consiste di tre strumenti scientifici dell’orbiter: VIRTIS, GIADA e OSIRIS/WAC»:

  • VIRTIS: «combina 2 canali di osservazione in un unico strumento, uno utilizzato nella ricostruzione della mappa spettrale del nucleo, l’altro canale è dedicato alla spettroscopia ad alta risoluzione. Con queste osservazioni si cercherà di risalire alla natura delle parti solide che compongono il nucleo della cometa e tracciare le sue caratteristiche termiche. I dati ottenuti, combinati con i dati acquisiti da altri strumenti, saranno utilizzati per selezionare la zona sulla quale far posare il lander»;
  • GIADA: «è uno strumento in grado di analizzare le polveri e piccoli grani di materiale presente nella chioma della cometa misurandone le proprietà fisiche e dinamiche, tra le quali la dimensione, il rapporto tra materiale granuloso e quello gassoso, la velocità delle particelle»;
  • OSIRIS/WAC: «OSIRIS è lo strumento principale della missione Rosetta per la raccolta delle immagini della cometa. È composto da due canali: NAC (Narrow Angle Camera), ottimizzato per ottenere mappe ad alta risoluzione del nucleo della cometa, fino a 2cm per pixel, con una capacità di messa a fuoco da 2 km a infinito e da 1 a 2 km; WAC (Wide Angle Camera), ottimizzato per ottenere una mappa panoramica ad alta risoluzione del materiale gassoso e delle polveri nei dintorni del nucleo della cometa.Il canale WAC di OSIRIS è di responsabilità italiana ed è progettato per lo studio accurato delle emissioni gassose della cometa sia nel visibile che nella banda UV. Le immagini acquisite da questo canale, saranno utilizzati per selezionare la zona in cui si dovrà posare il lander».

A bordo del lander sono però presenti anche ulteriori due componenti made in Italy: SD2 («rappresenta un elemento di elevata miniaturizzazione, condensando in appena 4Kg tecnologie ad altissime prestazioni. SD2 è in grado di resistere alle condizioni ambientali proibitive in cui si troverà ad operare mentre cercherà di penetrare il nucleo della cometa sino a 20 cm di profondità. Un meccanismo sofisticato consentirà di distribuire i campioni prelevati (diametro di circa 2,5mm) in appositi contenitori in modo da rendere possibile lo studio delle proprietà mediante alcuni degli strumenti a bordo del lander») e Solar Array («costituito da celle solari ad alta efficienza in grado di garantire la potenza elettrica necessaria anche a distanze dal Sole superiori a 2 AU»).


Ti consigliamo anche

Link copiato negli appunti