Smartphone, augmented reality e pubblicità

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Non siamo nuovi ai QR-Code, semplici codice a barre bidimensionali, facilmente leggibili dalle telecamere dei cellulari, che permettono di migliorare in nostro rapporto con i servizi pubblici, reperire informazioni su gli oggetti che ci circondano, arrivando fino a vere e proprie campagne di marketing mirate. Non sono teorie, dato che in Giappone queste pratiche sono ormai consolidate da diversi anni.

La cosa che invece ancora non avevo mai visto è quella di usare codici 2D come punto di contatto per creare scenari di augmented reality, che unita a GPS e agli accelerometri dei device mobili, può creare possibilità di utilizzo davvero notevoli, anche in ambito pubblicitario.

Dietro a quanto visto sembra esserci HIT Lab NZ (Human Interface Technology Laboratory New Zealand), famosa per il suo ARToolKit, una libreria open-source per la realizzazione di applicazione di augmented reality.

Pensate a un grande cartellone che pubblicizza un oggetto: oltre al QR-Code che rimanda al sito ottimizzato per piccoli schermi, dove reperire maggiori informazioni e magari effettuare direttamente l’acquisto pagando con il proprio cellulare, si potrebbe anche aggiungere la possibilità di vedere in 3D il prodotto pubblicizzato o interagire con esso. Si potrebbe controllare come un paio di occhiali ci stanno addosso o guardarci con un nuovo taglio di capelli, ancor prima di passare dal parrucchiere.

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Oppure inquadrare un logo e avere immediatamente informazioni sul brand/azienda a cui è associato.

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