Sono 22 i paesi nemici di Internet

Reporter senza frontiere ha pubblicato un nuovo documento nel quale elenca le 22 nazioni che pù si adoperano per una repressione delle libertà in rete. Si tratta di 12 paesi liberticidi e 10 a rischio di diventarlo. Prima in assoluto la Cina
Reporter senza frontiere ha pubblicato un nuovo documento nel quale elenca le 22 nazioni che pù si adoperano per una repressione delle libertà in rete. Si tratta di 12 paesi liberticidi e 10 a rischio di diventarlo. Prima in assoluto la Cina

È online e disponibile per il download (pdf) l’ultimo report di Reporter Senza Frontiere incentrato sullo stato delle libertà in rete di diversi paesi del mondo. In particolare il documento si concentra su tutte quelle nazioni dove internet è fortemente limitato e censurato.

“Nemici della rete” descrive nel dettaglio, soffermandosi su ogni situazione con dati, numeri e spiegazioni, la situazione di 22 stati nei quali l’accesso o la fruizione di internet è limitata a livelli non accettabili. Delle 22 nazioni ce ne sono 12 che sono ufficialmente nemiche della rete e 10 che sono sotto stretta osservazione per il modo in cui sembra possano facilmente sconfinare in forme eccessive di controllo.

Per chi conosce le cose della rete, tra i 12 nemici non ci sono sorprese clamorose. Si tratta di Birmania, Cina, Cuba, Egitto, Iran, Corea del Nord, Arabia Saudita, Syria, Tunisia, Turkmenistan, Uzbekistan e Vietnam. Mentre tra i 10 sotto osservazione svetta la presenza dell’Australia, nazione storicamente libertaria, ma comunque da sempre molto attenta all’incolumità e alla salvaguardia della moralità dei propri cittadini.

«Questi paesi si distinguono non solo per come censurano l’informazione ma anche per come sistematicamente perseguono gli utenti che danno problemi» dichiara Reporter senza frontiere: «così facendo hanno trasformato internet in una intranet, in modo che la propria popolazione non possa avere accesso ad informazioni non desiderate». Neanche a dirlo la nazione peggiore di tutte è la Cina. Seguono Vietnam e Iran.

Sempre secondo l’organizzazione simili luoghi del mondo non solo applicano un controllo esagerato ma danno anche vita a nuove forme di censura basate sulla manipolazione dell’informazione. Si parla di commenti postati ad arte e coordinati da un’intelligenza centrale o anche attacchi in salsa hacker per danneggiare o rendere illegibili contenuti poco graditi.

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