Boom di spam nei social. Facebook maglia nera

Lo spam è cresciuto del 355% nei primi sei mesi del 2013. In Facebook e YouTube è cento volte superiore agli altri social network.
Lo spam è cresciuto del 355% nei primi sei mesi del 2013. In Facebook e YouTube è cento volte superiore agli altri social network.

Lo spam è stato per lungo tempo collegato alle mail, ma ormai bisogna guardarsi soprattutto dai social network. A dimostrarlo l’ultimo report di Nexgate, che mette in luce come questi contenuti dannosi siano cresciuti del 355% nel corso la prima metà del 2013. Statistiche impressionanti, in particolare per quanto riguarda Facebook, che ha cento volte più spam degli altri.

Il Social Media Spam Report studiato più di 60 milioni di contenuti provenienti da più di 25 milioni di account su Facebook, Twitter, Google Plus, YouTube, LinkedIn. Alcuni dei risultati sono stupefacenti, a partire dalle proporzioni tra i vari social. Facebook e YouTube, infatti, contengono 100 volte lo spam degli altri. Il social di Mark Zuckerberg si fa notare anche per il phishing, quattro volte più diffuso, mentre la piattaforma video di Google mostra cinque contenuti odiosi o violenti per ogni contenuto mostrato dagli altri siti.

Lo spam cresce più dei commenti

La grande forza del social-spam è ovviamente la sua diversa portata. Una email arriva ad un utente alla volta, mentre un post contenente un collegamento spam può potenzialmente raggiungere migliaia o milioni di persone. Se poi si aggiunge che soltanto il 15 % di tutto lo spam sociale ha un link che può essere rilevato come tale, si comprende bene come attualmente lo spam su Facebook stia crescendo più velocemente dei commenti, e rappresenta un business da 200 milioni di dollari. Le tecniche sono abbastanza note: gli spammer utilizzano contenuti emotivi, oppure url accorciati difficili da comprendere, in altri casi promettono applicazioni interessanti per gli user meno preparati, come quelle che sostengono di poter controllare chi visita il profilo o lo abbandona. L’ambiente dei social network ha stimolato nuovi metodi distributivi, come il like-jacking (immagini accattivanti invece di testi), bot, falsi account.

Un tipico esempio di shock-spam: un URL che cattura l'utente con un contenuto emotivo. Una volta cliccato, si viene reindirizzati a una pagina che cattura dati personali.

Un tipico esempio di shock-spam sui social: un link che cattura l’utente con un contenuto emotivo. Una volta cliccato, si viene reindirizzati a una pagina che cattura dati personali.

I social sono grandi, la fetta di spam cresce

Pochi anni fa, Facebook riferì che i post contenenti spam sono solo il 4% del sito, mentre il 70% delle mail del mondo è spam. Sono dati probabilmente già cambiati, ma le proporzioni restano giuste: nei social c’è moltissimo spam in termini assoluti, perché sono siti dalle dimensioni planetarie, ma è relativamente basso rispetto al numero degli utenti. Alla luce dello studio, tuttavia, può darsi che presto si dovrà modificare questo concetto: è già dimostrato, infatti, che il 5% delle applicazioni social sono spam, e che mediamente uno spammer è in grado di diffondere il proprio contenuto pericoloso presso 23 diversi account social. Per ogni sette nuovi account nati sui social, ci sono cinque nuovi spammer.

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