Startup Dubliners: gli italiani al Web Summit

Una trentina di startup a rotazione, per tre giorni, cercano a Dublino la loro chance: ecco le loro storie.
Una trentina di startup a rotazione, per tre giorni, cercano a Dublino la loro chance: ecco le loro storie.

Al Web Summit c’è una sola regola: non essere timidi. Anche per questo gli italiani sono apprezzati e hanno buone possibilità. Certo, dipende comunque dal valore dell’idea, e si notano le tendenze culturali dei paesi partecipanti: nelle aree software, IoT, si trovano più spesso nordeuropei, israeliani, americani, mentre gli italiani e i popoli del mediterraneo si notano maggiormente nei social, nel lifestyle. Tedeschi, francesi e olandesi notevoli nel marketing, nell’ecommerce, nell’advertising. Una sarabanda di “ciao, posso raccontarti della nostra idea?” in decine di versioni diverse della lingua inglese.

C’è chi si dedica al marketing della propria startup. Rebrandly e 9sharp hanno distribuito borse, magliette, biglietti da visita, account gratuiti, con efficienza straordinaria, tanto che in sala stampa i loro gadget sono appesi a molte sedie. A Dublino si fa anche così. Rebrandly, ad esempio, ha regalato cinquemila codici per un account di prova del suo sistema di short link, perfetto per il selfbranding. Invece di pubblicizzare il dominio altrui ogni volta che si condivide un contenuto è sempre indirizzato verso un proprio dominio. Servizio che sta avendo molto successo a livello internazionale. Così come il concetto di fingerprint digitale, il curriculum professionale di 9sharp, startup italo-canadese che a Dublino è un’Alpha – idea imprenditoriale in gestazione – ma di una società già piuttosto sicura del suo modello di business.

Il caso MarinaNow

Forse chi ha convinto di più da questo punto di vista è MarinaNow, arrivata in semifinale al round pitch, la competition delle startup qui a Dublino, dimostrazione della forza dell’idea. Startup nata a Cagliari, MarinaNow si occupa della prenotazione di posti barca nel mediterraneo: delle 1500 marine ne ha già 1200, il sistema è di una semplicità straordinaria perché ha messo assieme la condivisione del database sugli stalli liberi con la sharing economy. E ha fatto il boom, quattro investitori interessati. Hai una barca e vuoi sapere in che porto ormeggiarla e quanto costerà? Lo dice l’applicazione. La tua barca resta per qualche tempo ferma in porto? Affittala e rendi lo spazio remunerativo.

I social, sempre loro

Gli italiani, si sa, hanno una vera passione per i social. Quokka, online dal 1° gennaio prossimo, vuole far uscire le persone di casa, SwapParty crede nella sua piattaforma sullo scambio di vestiti e oggetti, Wardrobe, social integrato con applicazione, permette di condividere l’armadio e creare uno stile personalizzato. Nei social alpha italiani si caricano oggetti, capi, esperienze, si creano profili di amici e utenti, con geotag negli store circostanti. L’ecommerce fa capolino negli stand con 4gifters, social dei regali che con un semplice codice uni consente scelta di regali in temporeale. I ragazzi di Pony Zero, consegnano con le biciclette in aree urbane: la delivery è la parte meno efficiente del commercio elettronico, e la via sostenibile può convincere sia i grandi player – come Amazon, intenzionata a ridurre sempre più il tempo di percorrenza del pacco ordinato – che quelli locali. Buy Local, che propone offerte digitalizzate e geolocalizzate, i ragazzi di Splittar, che fanno social eCommerce per reperire prodotti non acquistabili normalmente in Italia. L’eCommerce è uno dei punti forti delle startup italiane a Dublino.

IoT and health

I beacon, l’Internet delle cose, i progetti educativi con wearables e applicazioni per i bambini che vanno incoraggiati a fare attività motoria. Health around me, social network sanitario che mette assieme pazienti, medici, strutture, sanitarie, associazioni di malati e professionisti. Una soluzione italo-irlandese per i dializzati che potrebbe far risparmiare miliardi di euro ai servizi sanitari nazionali. Anche la salute è una delle voci dove gli italiani hanno saputo distinguersi.

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La chitarra del futuro

Michele Benincaso, è un liutaio che ha imparato l’arte di Stradivari a Cremona e poi insieme al team di MindMusicLabs ha realizzato Sensus, una geniale smart guitar, totalmente stand-alone. Non è una chitarra elettrica, non è solo un’acustica, in giro per gli stand tutti se la mangiano con gli occchi. Costruita con la perizia del liutaio e arricchita con sensori e un vero e proprio microcomputer, con un sistema operativo proprietario, Sensus è pensata per i musicisti del terzo millennio, interessati a ripetere la grande magia della comunicazione tra performer e pubblico dei tempi andati, ma con un livello di interazione social. Se la chitarra non fosse mai stata inventata prima di oggi, probabilmente la si farebbe così. La chitarra produce ogni tipo di suono, i sensori distribuiti lungo il corpo e il manico non si erano mai visti su questo strumento. L’idea della startup, incubata in Svezia, è ovviamente di costruire e vendere ai musicisti, i pochi che hanno provato il prototipo sono entusiasti: produrre una clip di un minuto invece di ore richiede solo una connessione streaming. Anche questo è tipicamente italiano: l’unione della tradizione con la tecnologia.

La Sensus presentata al Web Summit ha stupito tutti: la startup ha sede in Svezia ma nel team sono tutti italiani e hanno combinato competenze di liuteria, IoT, programmazione, hardware, composizione musicale.

La Sensus presentata al Web Summit ha stupito tutti: la startup ha sede in Svezia ma nel team sono tutti italiani e hanno combinato competenze di liuteria, IoT, programmazione, hardware, composizione musicale. La costruzione dello strumento ha goduto della collaborazione con il MIT di Boston.

La morale del Web Summit

Dei tre giorni a disposizione, solo uno corrisponde allo stand, gli altri due sono per il networking. Questo significa che due terzi del tempo speso da uno startupper non è dedicato a presentarsi ma a confrontarsi, ascoltare gli altri. Una proporzione che è lo stile stesso dell’evento. Il bilancio? A consuntivo. Molti cercano possibili investitori, altri solo dei criteri di paragone internazionale. Altri ancora vogliono cercare di capire se la loro idea può davvero convincere qualcuno. Sperando magari di tornare qui come Beta o Start.

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