Tom Wood, un semplice studente sedicenne di Melbourne con una approfondita conoscenza dell’informatica, è riuscito in appena 30 minuti a scavalcare il filtro anti-pornografia lanciato di recente dal primo ministro australiano John Howard e costato ben 84 milioni di dollari (69 milioni di dollari americani).
«Ho scaricato il filtro martedì per vedere quanto fosse valido», ha dichiarato Tom all’Australian Broadcasting Corporation, «poichè da una spesa di 84 milioni di dollari mi aspettavo un filtro praticamente inviolabile. […] Dopo alcune prove, mi sono bastati 30 minuti per renderlo inutile». Come se tale violazione non fosse sufficiente, la tecnica messa appunto da Tom permette di mantenere attiva la barra degli strumenti del software, facendo così credere agli ignari genitori che il programma sia ancora attivo e che stia compiendo il suo dovere.
Il Ministro delle Comunicazioni Helen Coonan ha dichiarato che i filtri NetAlert (i quali saranno resi disponibili a tutte le famiglie gratuitamente) saranno sempre sottoposti a dure prove da parte dei teenager, ma alla fine, seppure non rappresentando una soluzione definitiva, un computer provvisto di filtri sarà sempre molto più sicuro di uno privo di alcuna protezione. «Sfortunatamente, nessuna misura può proteggere i bambini dai pericoli presenti online», ha aggiunto Coonan, « le attenzioni da parte dei genitori non sono mai apparse a questo punto così importanti».
«È stato un terribile spreco di denaro», ha commentato Tom, chiedendosi come mai il governo non abbia speso cifre molto minori (pochi milioni di dollari) per sviluppare un software più sicuro piuttosto che pagare tale cifra ad una compagnia oltreoceano per risultati così scadenti.
La compagnia fornitrice della tecnologia adottata nei filtri sta attualmente investigando sui tentativi di hacking.