The Medium, visioni dell'Aldilà

The Medium è considerato l'erede spirituale di Silent Hill: ma è davvero così? Scopritelo nella nostra recensione.
The Medium è considerato l'erede spirituale di Silent Hill: ma è davvero così? Scopritelo nella nostra recensione.

The Medium, considerato dagli addetti ai lavori come una sorta di erede spirituale di Silent Hill per le atmosfere e la presenza del grande Akira Yamaoka alle musiche, è un survival horror sviluppato in esclusiva per Xbox Series X e PC. La nuova proprietà intellettuale della software house polacca Blooper Team è un’avventura esplorativa, che punta sulla narrazione e sulle ambientazioni, piuttosto che sui combattimenti, con lo scorrere del racconto interrotto solo da qualche enigma o da rare sezioni stealth.

The Medium, la paura dietro l’angolo

Il gioco vede l’utente impersonare la medium Marianne, capace grazie ai suoi poteri di fare la spola tra il mondo dei vivi e quello dei morti. In questo modo la sensitiva ha una prospettiva più ampia e può vedere più chiaramente che non esiste una sola verità dietro a ciò che gli altri percepiscono. Niente è come sembra, insomma, poiché ogni medaglia ha il suo rovescio.

Ossessionata dalla visione dell’omicidio di un bambino, Marianne finisce per ritrovarsi all’interno di un albergo abbandonato. Lo stesso che molti anni prima era stato il teatro di una tragedia assurda.

Parte da qui una cupa avventura narrativa dove l’obiettivo è quello di scoprire un oscuro mistero che solo una persona dotata di particolari abilità psichiche può svelare, risolvendo puzzle dualistici, sopravvivendo a presenze inquietanti ed esplorando i due mondi, quello appunto dei vivi e quello dei morti. La giocabilità è pertanto incentrata sulla duplicità delle aree da esplorare e quindi sulla possibilità di guardarle sia allo stato naturale che in quello spirituale per trovare indizi o risolvere degli enigmi altrimenti incomprensibili, e progredire.

Cosa ci ha convinto

Il comparto tecnologico non delude le aspettative, anche se non fa gridare al miracolo. Dal punto di vista visivo non c’è quello stacco netto con la passata generazione di console, ma funziona lo stesso, complice la buona direzione artistica, la cura riposta nella scelta degli scenari e in generale nella creazione di un’atmosfera tetra, dove un ruolo importante lo recitano il sistema di luci e gli effetti particellari, bene implementati nel contesto. Buona anche la narrazione, il grado di coinvolgimento dato da una colonna sonora particolarmente evocativa e la qualità dei puzzle.

Cosa non ci ha convinto

Il gameplay presenta una struttura imperfetta, con meccaniche poco originali e in generale una certa linearità di fondo ad accompagnare passo dopo passo il giocatore. E’ vero che si tratta di un’avventura dalla forte componente narrativa, ma una maggiore libertà in certi casi non avrebbe guastato. Il gioco gira poi abbastanza bene su Xbox Series X, la nostra console di prova, con una risoluzione a 1440p con 30fps e un po’ di ray tracing, ma purtroppo non sono mancati fenomeni di stuttering in alcuni momenti, come durante alcuni rapidi cambi di inquadratura.

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