A volte non confermare ciò che ci si è dati come obiettivo somiglia al tornare indietro. I repubblicani hanno votato anche al Congresso, dopo averlo fatto al Senato, per la cancellazione di alcune norme protettive della Federal Communications Commission approvate lo scorso ottobre, e mai applicate. Si torna al caro vecchio modello apprezzato dai provider di Internet, che possono vendere la cronologia della navigazione alle parti terze. È praticamente certo che Donald Trump firmerà questa disposizione di legge che tra l’altro impedisce alla FCC di riprovarci in futuro.
La nuova forza di maggioranza al governo del paese ha sempre sostenuto con forza la necessità di annullare la più recente norma della commissione federale intitolata “Proteggere la privacy dei clienti di banda larga e altri servizi di telecomunicazione“, valida dallo scorso 2 dicembre ma ancora in fase di applicazione. Questa norma richiedeva ai provider il consenso dei clienti prima di utilizzare le informazioni prodotte dalla loro navigazione al fine di mostrare loro annunci personalizzati e costruire profili dettagliati. Il motivo per cui le hanno cancellate è che la destra le ha sempre considerate, paradossalmente, una violazione della neutralità tecnologica della rete, cioè costringere gli ISP a chiedere un opt-in del cliente (un consenso informato positivo) per l’utilizzo di app e cookies, mentre su informazioni di primo livello, come le mail, restava valido l’opt-out (la necessità per il cliente di comunicare il divieto di utilizzo, altrimenti dato per scontato). Ovviamente però si tratta anche di un grosso regalo a quei player, come Verizon e Comcast, che si vedono rafforzati in un mercato da decine di miliardi di dollari. La visione di Trump è che le regole restrittive delle commissioni federali sono inutili complicazioni che indeboliscono il mercato del lavoro.
I'll keep working with Congress, agencies, and the American people until we eliminate every unnecessary, job-killing regulation we can find!
— President Trump (@POTUS) March 27, 2017
Il rapporto tra Isp e Ott
La cancellazione dei repubblicani è piuttosto grave, come segnalano molti osservatori, dalla Electronic Frontier ai grandi giornali come Nyt e Washington Post, non tanto per le condizioni degli americani dal punto di vista della privacy, poche erano e poche rimangono, ma perché è evidente che c’era un’altra strada: alzare lo standard della protezione dei dati dei colossi del web, come Google e Facebook. Infatti, la vera battaglia è questa: gli Internet Provider hanno accesso a tutto ciò che si fa in Rete e parte del loro business – che è legato anche al consumo di connettività – è rivendere queste informazioni; gli over the top della Silicon Valley catturano in modo tecnologicamente diverso, cioè più algoritmico, queste informazioni, e il loro modello di business è servizio gratuito in cambio di dati.
Essendo due piattaforme completamente diverse ma sulla stessa Rete, Trump racconta che non si possono scrivere regole per una sola parte. E ha perfettamente ragione. Ma allora perché la risposta del Congresso a questa presunta disparità di condizioni è rimuovere le regole sulla tutela dei consumatori e della loro privacy, quando con lo stesso potere legislativo potrebbero approvare una legge che richieda lo stesso standard FCC a tutti? C’è una sola spiegazione: i repubblicani non sono mai stati d’accordo con la mossa di Barack Obama che nel 2015 passò la definizione di common carriers (vettori comuni) ai provider di banda larga, mettendoli sotto il cappello della FCC con lo scopo di garantire la net-neutrality. Ciò ha consentito di applicare norme sulla tutela della privacy obbligatorie per questi vettori. E forse c’è di mezzo anche il rapporto altalenante della stessa amministrazione coi giganti californiani.
Cosa potranno fare gli ISP in Usa
Come tutti sanno, in Europa ci sono regole assai più restrittive e di tutela, tanto che l’attenzione politica è quasi tutta rivolta ai social network e alle posizioni di mercato dominanti. Negli Stati Uniti, invece, storicamente le telco sono sempre state molto influenti. Grazie alla cancellazione delle ultime norme, potranno sfruttare liberamente, senza neppure l’obbligo di spiegarlo e comunicarlo, alcune tecniche particolarmente invasive.
- Vendere la cronologia: Non tutti ci pensano, ma il monitoraggio da parte dei fornitori di Internet è molto più difficile da prevenire, essendo la loro una posizione privilegiata, che sta prima degli strumenti del browser.
- Profilare ad alto livello: Gli Isp sono in grado di produrre dati molto precisi, insights apprezzatissimi dagli inserzionisti. Purtroppo non ci sono ancora, sopratutto negli Usa, regole chiare sui dati sanitari, perciò è tecnicamente possibile che una ricerca su una malattia si traduca nella vendita di un profilo che oltre a interessare la sanità privata intercetti l’interesse di assicurazioni e altri enti, con risultati nefasti per la riservatezza delle persone.
- I supercookies sul mobile: Una inchiesta ha rivelato l’uso da parte di Verizon di codici di monitoraggio completamente immuni alla navigazione anonima e mai comunicati a nessuno. Il passaggio sul mobile ha molto semplificato la vita di chi vive di Big Data.