UK: stop agli spot anti-linux di Microsoft

Pubblicità ingannevoli in Inghilterra ed accuse di concorrenza sleale in Brasile. Per Microsoft si aprono dunque due nuovi fronti di battaglia: se nel primo da Redmond si paventa una totale obbedienza all'autorità, nel secondo si prepara l'appello.
Pubblicità ingannevoli in Inghilterra ed accuse di concorrenza sleale in Brasile. Per Microsoft si aprono dunque due nuovi fronti di battaglia: se nel primo da Redmond si paventa una totale obbedienza all'autorità, nel secondo si prepara l'appello.

Per Microsoft arrivano bacchettate da parte dell’ASA (Advertising Standards Authority), ovvero l’entità di controllo della pubblicità per il Regno Unito. Il motivo dell’appunto all’azienda di Redmond è intrinseco ai meccanismi del raffronto usato nella campagna “Get the Fact”, nella quale il messaggio promozionale è basato sul raffronto in termini di prezzo tra Microsoft e Linux.

Il motivo è semplice: il raffronto non regge. In pratica l’ASA sostiene che le differenze nell’hardware utilizzato per fornire i dati utilizzati nella campagna sarebbero tali da non permettere un reale confronto tra le due piattaforme, e dunque il fatto che Windows costerebbe 10 volte meno di Linux risulta essere un dato fuorviante in quanto privo di una sostanziale statistica tecnologica di supporto.

Per chiudere la vicenda evitando una eco potenzialmente negativa, Microsoft ha già annunciato che la campagna continuerà seguendo le indicazioni suggerite dall’ASA.

Come se non bastasse, per Microsoft arriva in contemporanea un’ulteriore guaio legale. In Brasile l’azienda di Bill Gates è stata denunciata per aver forzato il mercato con pratiche di concorrenza sleale in collaborazione con il rivenditore locale TBA Informatica. I fatti risalgono al 1998, mentre la denuncia delle aziende danneggiate nel rapporto con gli organismi federali risale al 1999.

La CADE (autorità brasiliana di vigilanza) ha già imposto severe multe alle due entità ma in casa TBA sarebbe allo studio la possibilità di ricorrere in appello per tentare di sborsare quanto imposto dall’organismo antitrust: 10% per Microsoft e 7% per TBA sulle entrate derivanti dai rapporti con l’amministrazione federale brasiliana per l’anno 1998.

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