Web 2.0 tra spirito informale e logiche formali: quale futuro?

Qualche tempo prima della pausa estiva avevamo intervistato Stefano Mizella (dottorando dell’Università Milano Bicocca) e gli avevamo domandato, tra le altre cose, quale fosse il suo parere sulla possibilità di conciliare le logiche informali del 2.0 con quelle formali delle accademie.

Personalmente sono d’accordo con Stefano nel sostenere che i due mondi devono parlarsi e debbano necessariamente entrare in relazione tra loro.

La cosa complessa sta nell’identificare come questo sia possibile.

È chiaro che non si può semplicemente pensare d’inserire un’applicazione 2.0 all’interno di un’università e sperare che accada il miracolo.

Accanto alle nuove proposte dev’essere presente una formazione efficace di insegnanti e studenti.

Ma il problema non è solo questo: anche servizi 2.0 che potrebbero tornare utili in ambito d’insegnamento e di apprendimento sulla carta, una volta “portati” in ambito accademico potrebbero perdere la loro peculiarità e l’apprendimento collaborativo potrebbe venir meno.

La questione è più complessa di quanto si possa immaginare e merita sicuramente di essere analizzata.

Se da un lato non possiamo pesare di poter restare indifferenti al cambiamento che ci circonda, dall’altro non dobbiamo nemmeno pensare che il futuro sia tutto rosa e fiori e (soprattutto) che non comporti problemi.

Per come la vedo io, non esiste al mondo qualcuno che abbia una risposta alla possibilità di conciliare aspetti così differenti e così (apparentemente e non) contrastanti, ma è, oggi più che mai, indispensabile trovare una soluzione per fare in modo che si instauri un dialogo efficace e produttivo.

Voi come la vedete?
Pensate che sia possibile individuare una soluzione?

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