YouTube vs Twitch: è battaglia sui redirect

Pugno di ferro di YouTube nei confronti di chi gestisce un canale promuovendo i contenuti pubblicati sulla piattaforma concorrente Twitch di Amazon.
Pugno di ferro di YouTube nei confronti di chi gestisce un canale promuovendo i contenuti pubblicati sulla piattaforma concorrente Twitch di Amazon.

Quando nel 2014 si parlò della possibile acquisizione di Twitch da parte di Google, fu chiaro l’interesse del gruppo di Mountain View nei confronti dell’ecosistema dei filmati inerenti l’ambito videoludico. L’operazione non andò poi in porto e la piattaforma passò nelle mani di Amazon qualche mese dopo, a fronte di un investimento economico quantificato in 970 milioni di dollari.

Da allora il team di YouTube si è messo al lavoro per proporre un’alternativa valida al concorrente, arrivando l’anno successivo al lancio dell’iniziativa legata al portale Gaming. La rivalità tra i due big dello streaming è oggi più accesa che mai, come dimostra quanto accaduto di recente ai gestori di alcuni canali (tra questi Linus Tech Tips, Surny e Aztrosizt), che hanno visto sospendere temporaneamente il proprio account YouTube proprio per aver promosso i loro contenuti su Twitch. Sebbene la punizione possa sembrare eccessivamente severa, va ricordato che la pratica è da lungo tempo esplicitamente proibita dai termini di servizio. Ne riportiamo di seguito un estratto.

Se lo scopo principale dei tuoi contenuti è quello di spingere gli utenti ad abbandonare YouTube per visitare un altro sito, molto probabilmente questi contenuti violano le nostre norme sullo spam.

Come si può vedere da questi tweet, la misura è stata attuata senza alcun tipo di preavviso né ammonimento.

Interpellato sulla questione, il team di YouTube ribadisce che non sono state introdotte novità nella policy e che gli utenti sono liberi di promuovere i loro contenuti su Twitch. In verità, non viene spiegato nel dettaglio con quali modalità l’azione è consentita e quando invece la piattaforma considera la pratica un eccesso punibile con la sospensione o la chiusura dell’account, che nel caso di canali con milioni di iscritti può tramutarsi in un serio danno in termini di monetizzazione.

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