Google, ancora guai con l'antitrust

La Commissione Europea ha ricevuto una nuova richiesta di indagine antitrust nei confronti di Google. Nel mirino questa volta v'è AdSense.
Google, ancora guai con l'antitrust
La Commissione Europea ha ricevuto una nuova richiesta di indagine antitrust nei confronti di Google. Nel mirino questa volta v'è AdSense.

Ancora guai legali in arrivo in quel di Mountain View. L’accusa questa volta arriva dalla Francia, in particolare da 1plusV. Il reato ipotizzato è sempre quello di abuso di posizione dominante nel mercato dei motori di ricerca, attraverso un utilizzo scorretto della piattaforma AdSense per ostacolare la crescita di siti potenzialmente concorrenti.

1plusV si occupa infatti di realizzare motori di ricerca su temi specifici, utili per effettuare ricerche specifiche su determinati argomenti. Dopo alcune analisi la società transalpina ha ritenuto opportuno ricorrere alla Commissione Europea, depositando una richiesta di accertamento da parte dell’Antitrust nei confronti di Google, cui è stato concessa qualche settimana da parte della stessa Commissione per decidere la posizione da assumere nella vicenda.

Tra i siti gestiti da 1plusV figura anche eJustice.fr, uno dei nomi in calce alla richiesta depositata alla Commissione Europea alcuni mesi fa, sfociata poi in un’indagine aperta dall’Antitrust, nuovamente per abuso di posizione dominante. In tal caso l’accusa era quella di sfavorire la concorrenza tramite algoritmi volti a dare maggiore visibilità ai servizi targati Mountain View piuttosto che ad analoghi creati da altre società.

Il conflitto tra 1plusV non nasce nelle ultime settimane, ma affonda le sue radici in vicende degli scorsi anni: già in passato il gruppo ha accusato il colosso di Mountain View di aver rimosso dai propri database i risultati relativi al portale eJustice.fr, apparentemente senza alcuna motivazione valida. Pronta la risposta di Google: eJustice.fr non rispettava alcune delle principali linee guida nella realizzazione di pagine web indicizzabili, con il pericolo per gli utenti di girare intorno alla risposta cercata senza mai effettivamente trovarla.

Questa volta invece la materia del contendere è l’advertising online tramite AdSense, uno strumento «indispensabile per creare una serie di motori di ricerca verticali», come afferma un portavoce della società. Da parte di Google v’è invece la massima fiducia nella giustizia di quanto operato finora, ricalcando le orme già tracciate a seguito della prima accusa mossa nei mesi scorsi. Il gruppo si dice infatti disposto a collaborare con la Commissione Europea mettendo a disposizione quanto necessario per valutare il da farsi.

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