Sindrome da "mi piace" su Facebook

Il like button è molto più intuitivo e qualcuno ha già dato il suo nome ai figli. Fenomenologia di una nuova sindrome del Web.
Il like button è molto più intuitivo e qualcuno ha già dato il suo nome ai figli. Fenomenologia di una nuova sindrome del Web.

I metodi di condivisione su Facebook si sono molto raffinati negli ultimi tempi. Questo perché il più semplice fra loro, il “mi piace” è ormai un fenomeno globale.

Il bottone classico, dello sharing, si è trasformato in uno strumento che permette di selezionare i destinatari e anche le bacheche sulle quali vogliamo pubblicare, scegliendo tra le altre anche l’opzione come messaggio privato (che così può finire tramite Facebook Messaggi nella chat o persino sulla posta elettronica o il cellulare).

Il bottone “Invia” è invece la grande novità introdotta dal social network che collega il concetto di “mi piace” con la destinazione di questo parere.

Il like button, con la sua iconica semplicità, è il vero traino di Facebook, l’olio di distribuzione della rete sociale e un mercato gigantesco di dati appettiti da pubblicitari, aziende, analisti, motori di ricerca.

In un anno, il bottone “mi piace” è diventato un fenomeno globale, tanto che è notizia dell’altro giorno che una coppia israeliana hanno dato questo nome, Like, a loro figlia, perché lo considerano “moderno e innovativo”.

L’assoluta abitudine a esprimere un “mi piace” a qualunque cosa ci capiti ha una natura compulsiva, tanto che una blogger famosa di AllFacebook, Ruth Manuel-Logan, ne scritto come di una sindrome.

Dalla blogosfera è rimbalzata questa idea, che vi proponiamo: per renderci conto di quanto sia incredibile quello che abbiamo il coraggio di farci piacere, senza far caso che tutti i nostri amici e forse (e questo è peggio) anche chi non conosciamo affatto, può saperlo e tenerne conto, basta controllare tutti i post e i contenuti a cui abbiamo detto “mi piace” nelle ultime ore e farne un piccolo elenco.

Nel caso dello scrivente, si passa da status sulle prove costume a foto di piatti, fino ad articoli di politica estera (mai letti) e altre amenità.
Provate, e se ve la sentite postateli qui sotto nei commenti!

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