Datagate e la bulimia informativa della NSA

Nuovi documenti svelano come la NSA collezionasse non soltanto indirizzi email, ma anche liste dei contatti: una trama fitta di email e relazioni.
Datagate e la bulimia informativa della NSA
Nuovi documenti svelano come la NSA collezionasse non soltanto indirizzi email, ma anche liste dei contatti: una trama fitta di email e relazioni.

Sulla base di nuovi documenti emersi in seno all’affare Datagate, viene a delinearsi meglio tutta la bulimia informativa di cui soffre l’agenzia americana NSA: il lavoro di spionaggio sulla rete alla ricerca di contatti e informazioni, infatti, avrebbe portato nelle mani degli Stati Uniti i dati di utenti in tutto il mondo, ad un ritmo difficilmente immaginabile.

Ogni qualvolta un indirizzo email sia stato intercettato tramite caselle di posta o account su instant messenger, infatti, la NSA avrebbe fatto proprio anche l’intera lista dei contatti, riuscendo così a ricostruire con maggior fedeltà modelli della struttura complessiva della rete sociale appoggiata al Web. Un documento dell’agenzia avrebbe svelato i numeri di un giorno medio di attività: vengono dichiarati 444743 indirizzi email da Yahoo, 105068 da Hotmail, 82857 da Facebook, 33697 da Gmail e 22881 da altri referenti non precisati. Complessivamente trattasi di un totale stimato pari a 250 milioni di indirizzi all’anno.

Ma non solo: ogni singolo giorno la NSA avrebbe collezionato fino a 500 mila liste di contatti e relazioni, veri e propri “link” tra persone che consentono di costruire una fitta trama su cui i server dell’agenzia avrebbero avuto la possibilità di lavorare nell’ordine di grandezza dei “big data“. Il problema è proprio nella quantità delle informazioni: i contatti, infatti, vanno aggiunti alle telefonate monitorate ed agli altri dati che, sulla base di quanto emerso dal Datagate, gli Stati Uniti hanno raccolto e gestito in questi anni.

Il maniacale dossieraggio che J. Edgar Hoover ha portato nei metodi dell’FBI ai tempi della nascita dei “federali” sembra trovare nella NSA la sua naturale evoluzione. A parziale discolpa, la NSA avanza il profilo di sistemi di bilanciamento che sarebbero in grado di gestire al meglio le informazioni raccolte per tutelare la privacy dei cittadini USA. Ma i problemi sembrano andare ben oltre: chi crede ancora a questo tipo di attenuanti? E soprattutto: come sono state gestite le informazioni degli utenti extra-USA?

La capacità dei sistemi della NSA di agire in stile “man-in-the-middle” discolpa i grandi gruppi poiché afferma la veridicità di quanto sostenuto: nessun collaborazionismo è mai stato posto in essere dai grandi gruppi nei confronti delle autorità statunitensi (Facebook, Google, Microsoft e altri non possono dunque sapere che l’agenzia sta operando sui dati da loro gestiti se tutto ciò avviene al di fuori dei sistemi stessi dei gruppi coinvolti). Tuttavia è vero anche il contrario: sebbene i gruppi non abbiano collaborato, la NSA ha comunque ottenuto i dati desiderati intercettandoli durante i loro spostamenti sul Web. Se sulle responsabilità si può dunque discutere, sui fatti la questione appare acclarata. E il caso si ingrossa una volta di più.

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