Intel al Cebit 2017: presente e futuro dei droni

In occasione del Cebit 2017 Matthias Beldzik, Senior Business Development Manager, spiega lo stato dell'arte dei droni sviluppati da Intel.
Intel al Cebit 2017: presente e futuro dei droni
In occasione del Cebit 2017 Matthias Beldzik, Senior Business Development Manager, spiega lo stato dell'arte dei droni sviluppati da Intel.

In occasione del Cebit 2017 di Hannover, Webnews ha incontrato Matthias Beldzik, Senior Business Development Manager di Intel, ossia colui a capo del progetto di sviluppo del comparto droni presso l’azienda californiana.

Dopo un rapido giro con uno dei droni automatizzati prodotti da Intel nel Drone Park realizzato per l’occasione fuori dalla Hall 2 della Messe, Beldzik ha risposto ad alcune domande sullo stato dell’arte di in un comparto nel quale Intel ha subito creduto e che oggi comincia a raccogliere risultati considerevoli sia in termini di sviluppo tecnologico sia di diffusione su larga scala.

Partiamo da un’introduzione generale: qual è stato il lavoro svolto da Intel sui droni?

L’obiettivo di Intel è quello di guidare l’innovazione nel mercato dei droni, plasmando un nuovo tipo di ecosistema attraverso un approccio olistico. Non si tratta solo dei droni, ma anche della gestione dei dati e della loro automazione, dell’elaborazione e delle soluzioni cloud, fornendo tutto questo ai clienti interessati a questo ambito. Già offriamo la piattaforma Aero che rappresenta una sorta di kit entry-level per lo sviluppo con un portfolio di modelli.

Cosa include il kit?

La tecnologia RealSense, il processore e la scheda, per circa 1.000 euro. Un prezzo perfetto per avvicinarsi a questo mondo. Dispositivi, interfaccia e software sono open. Si possono integrare i propri algoritmi e sensori di ogni tipo. Consente di sviluppare le proprie idee legate ai droni. Offriamo dunque esperienze dedicate all’intrattenimento, ma anche al settore commerciale e professionale.

Un’altra nostra iniziativa, ad esempio, si chiama Shooting Star: 500 droni guidati da un solo uomo con cui è possibile creare suggestivi light show aerei grazie al nostro sistema anticollisione e alla costante comunicazione tra loro. Grazie a questo, a Disneyland abbiamo realizzato 90 airshow e poi ci siamo occupati anche dell’esibizione di Lady Gaga nell’intervallo del Super Bowl, riproducendo i colori della bandiera americana nel cielo.

In tutte le esibizioni non abbiamo registrato un solo incidente, segno che per quanto giovane si tratta già di una tecnologia molto avanzata. Tanto per dare una dimensione di ciò, siamo già in grado di creare una rete composta da 3.000 droni tutti controllati da un unico operatore a terra.

Molto deve essere cambiato dai primi passi mossi da Intel nell’ambito dei droni a oggi…

Sicuramente la scalabilità delle soluzioni proposte. Ripeto: non si tratta solo di droni o immagini aeree, ma soprattutto dei dati e di ciò che se ne può estrarre. Abbiamo mantenuto un approccio di tipo olistico, come dicevo. Abbiamo ad esempio aperto un dialogo con la FAA per capire fin dove ci si può spingere con i droni e come dovrebbe evolvere la normativa, sia a livello americano che europeo. Si dovrà giungere a una soluzione applicabile in tutto il mondo.

Tuttavia, chi dice che in futuro i droni risolveranno ogni problema, sta mentendo. L’importante è focalizzarsi su applicazioni che sono concretamente realizzabili fin da subito e al tempo stesso dialogare con il pubblico, con le istituzioni, per capire di quali innovazioni avranno bisogno entro i prossimi anni.

Alla luce delle più recenti innovazioni, come sta cambiando il mercato dei droni?

Non abbiamo numeri complessivi ma di certo ci sono ricerche e report. Apparentemente, quello legato all’ispezione di strutture e impianti rappresenterà il principale mercato legato al mondo dei droni per i prossimi anni. Ma siamo solo all’inizio, ovviamente, e si sta ancora perfezionando la concezione di ciò che sarà possibile fare.

Il nostro portfolio di droni è unico e ce ne sono di vario tipo. Nell’uso comune ci siamo abituati a chiamarli solo droni, ma per i professionisti ci sono distinzioni ben precise come gli UAS (Unmanned Aerial System) oppure gli UAV (Unmanned Aerial Vehicle). Per noi è un sistema di rilevamento dati in volo.

La piattaforma Aero sembra poter accogliere chiunque, dai professionisti ai giovani sviluppatori. Questa scelta vi avvicina al mercato consumer?

Certamente si tratta di un sistema aperto a tutti coloro che possiedono le competenze per poterne sfruttare il potenziale, ma il focus di Intel è il mercato B2B. Quindi, sebbene entry-level e aperta, la nostra piattaforma Aero è rivolta agli sviluppatori.

Al momento il segmento consumer non è il nostro obiettivo principale, tuttavia penso che un giorno Intel arriverà a controllare l’ecosistema consumer, anche se forse non a dominarlo. Di certo, alcune delle tecnologie che stiamo offrendo oggi all’ambito business potranno essere introdotte domani in quello consumer. Mi viene in mente, ad esempio, l’autopilota presente su alcuni nostri modelli, in grado di compensare qualsiasi disturbo esterno come campi elettromagnetici, venti in quota e così via. Ciò rende il pilotaggio molto facile e accessibile a chiunque.

Questo passaggio fa parte delle logiche del mercato. D’altronde lo facciamo da tempo con i PC.

Già ad oggi stiamo siglando partnership con produttori importanti: ad esempio, alcuni modelli di Typhoon equipaggiano RealSense e vengono proposti a un prezzo di circa 2.000 euro. Non è un prezzo propriamente consumer, ma stanno già vendendo migliaia di unità ogni mese nella sola Germania.

Vorrei inoltre segnalare che, oltre al sistema anti-collisione, abbiamo sviluppato anche una tecnologia che consente di aggirare gli ostacoli. Ecco, penso che questa potrà tornare presto utile anche nel segmento consumer.

 

 

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