Microsoft e il supporto all'XML

InfoPath nei piani di Microsoft non significa solo compatibilità. Nei piani dell'azienda rimane centrale .NET, la piattaforma per creare una rete attorno ai servizi targati Redmond.
InfoPath nei piani di Microsoft non significa solo compatibilità. Nei piani dell'azienda rimane centrale .NET, la piattaforma per creare una rete attorno ai servizi targati Redmond.

Microsoft rilascerà la prossima settimana la seconda versione Beta di Microsoft Office, nome provvisorio ‘Office 11’, comprensiva per la prima volta di InfoPath, l’applicazione in grado di generare dati XML. Infopath, un tempo chiamato XDocs, rappresenta il primo tentativo di rendere di largo utilizzo il formato XML, da tempo considerato l’ossatura del nuovo Web.



InfoPath è un’interfaccia grafica per i file XML: permette di agire, in forma visuale e amichevole, su dati XML. In sostanza il software si compone di alcui moduli predefiniti (forms) da riempire con informazioni e dati. I dati inseriti nei moduli verranno scritti in formato XML e potranno in questo modo essere utilizzati sia negli altri programmi Microsoft sia in altri software o applicazioni compatibili con il formato.



Le informazioni potranno dunque passare dalle banche dati a Word, da Word alle e-mail, dalle e-mail al Web in modo automatico ed ‘indolore’. L’informazione rimane praticamente la stessa: viene utilizzata e riaggregata per le diverse esigenze. Con InfoPath, Microsoft tenta di abbattere uno degli steccati più alti fra il ‘vecchio’ Web e il Web che si immagina per il futuro, quello dell’assegnazione di significato ai dati grezzi: la possibilità cioè di associare ad una informazione una specifica semantica e uno specifico modello di riutilizzo in modo da essere trattata in automatico dalle macchine e non solo dagli uomini.



L’utilizzo di dati XML permette a InfoPath, e a tutti i documenti creati o aggregati con esso, alcuni vantaggi propri dell’XML.

  • I dati possono essere scambiati fra vari software in modo quasi automatico.
  • I dati sono privi di errori. I dati devono essere ‘validati’ e resi perfetti sintatticamente e semanticamente in base ad un ‘modello’. Il fine è semplice: non si possono riaggregare dati in visualizzazioni diverse se non si è sicuri che il loro significato è univoco nei vari processi.
  • I dati possono essere suddivisi e riaggregati in base alle esigenze dell’utente. Ogni singola informazione diventa un ‘pezzo’ da poter utilizzare in altri ambiti e per altre necessità.


Insomma, con InfoPath Microsoft sembra abbracciare in pieno l’XML, il formato sponsorizzato e fortemente voluto dal Consorzio WWW. Il formato che dovrebbe traghettare la rete verso il Web Semantico, ossia verso quello spazio in cui il World Wide Web diventerà il centro della società dell’Informazione.



Microsoft accetta finalmente gli standard di tutti e sacrifica la propria centralità? Non è proprio così. Parallelamente alla tecnologia InfoPath di Microsoft ne corre un’altra. Il W3C sta sviluppando un nuovo linguaggio, chiamato XForms, che permette di rendere compatibili con XML i forms normalmente utilizzati per riempire moduli e inviare dati. XForms, nell’ottica del W3C, è uno degli strumenti per metter sotto gli occhi di tutti le potenzialità dell’XML, molto noto ma poco utilizzato dagli utenti.



Le somiglianze con InfoPath sono evidenti: entrambe le tecnologie cercano di proporre un’interfaccia semplice da utilizzare per creare dati XML. Quella di Microsoft è tuttavia basata su standard proprietari, la suite Office, quella del W3C è invece basata sugli standard aperti del World Wide Web. Insomma: le due tecnologie sono alternative e se Microsoft non supporterà XForms nei suoi software favorendo il suo formato, lo sviluppo delle applicazioni basate sui nuovi standard subirà un rallentamento decisivo. Dal monopolio di fatto di Redmond non si può sfuggire.



Ma il piano è un po’ più vasto e nei pensieri di Microsoft non c’è solo l’XML. La piattaforma .NET, centro della nuova visione di Internet dell’azienda di Redmond, è tutto ciò su cui Microsoft punta nei prossimi anni: creare una sorta di World Wide Web alternativo, in cui i dati vengono gestiti da applicativi targati Windows e condivisi, quanto basta, con il mondo esterno.

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