I videogiochi non sono una minaccia

Un autorevole studio pediatrico ha dimostrato che non solo i videogiochi sono praticati da una netta minoranza degli adolescenti ma soprattutto che non esistono correlazioni maligne tra i videogame e altre variabili come la socialità e lo sport
Un autorevole studio pediatrico ha dimostrato che non solo i videogiochi sono praticati da una netta minoranza degli adolescenti ma soprattutto che non esistono correlazioni maligne tra i videogame e altre variabili come la socialità e lo sport

Un recente e autorevole studio dimostra che non solo il tempo dedicato ai videogiochi non è tempo rubato ad altre attività, ma soprattutto che i videogame sono un’attività praticata molto poco e da una minoranza dei ragazzi.

Da quando esistono, i videogiochi sono il capro espiatorio per i molti mali che vengono attribuiti alla gioventù. Obesità, scarsa preparazione scolastica, mancanza di socialità, violenza: molto spesso si tende a dare la colpa al troppo tempo passato davanti ai videogiochi dalla maggior parte dei ragazzi, un tempo che potrebbe essere usato per altro e che invece finisce per deviarli, instillando comportamenti antisociali.

A smentire tutto ciò arriva ora però uno studio autorevole, pubblicato dalla rivista Archives Of Pediatrics & Adolescent Medicine, analisi che prende in esame un cospicuo campione di ragazzi scelti casualmente che si sono impegnati a redigere su un diario le loro attività giornaliere. Ciò che è emerso è un quadro decisamente diverso rispetto a quello solitamente dipinto dai giornali più diffusi e dalle principali fonti di informazione.

Innanzitutto i videogiocatori sono una minoranza: il 36% dei ragazzi presi in esame (di cui l’80% è formato da maschi e il 20% da femmine). Una minoranza, inoltre, che dedica tutto sommato poco tempo alla videoludica: circa un’ora al giorno durante la settimana e un’ora e mezza nei weekend (le femmine giocano ancora meno).

A seguito della rilevazione preliminare, poi, sono state prese in esame 5 attività fondamentali: interazione con parenti (calcolate in accordo con il tempo di lavoro dei genitori e quello passato a scuola dai ragazzi) e amici, lettura, svolgimento dei compiti e attività sportiva.

Come è facile intuire i videogiochi sono risultati un fattore aggregante e non disgregante nelle comunità di ragazzi. Chi gioca con gli amici generalmente passa più tempo ancora con loro anche in altre attività e lo stesso si registra con i genitori. Per quanto riguarda l’attività sportiva non sembra esserci generalmente nessun collegamento tra il maggior o minor tempo passato a videogiocare rispetto a quello impiegato in attività fisica (tranne nei weekend, dove solitamente ogni ora in più di videogaming comporta 8 minuti in meno di sport).

Dal punto di vista del dovere, compiti e videogame sembrano covariare unicamente nei weekend e per le ragazze, le quali passerebbero 13 minuti in meno a studiare per ogni ora in più passata a videogiocare. Ma gli studiosi avvertono che un simile calo non è necessariamente indice di una minore attenzione o cura nello studio,: è altamente probabile, infatti, che i gamers siano in grado di organizzare meglio il proprio tempo.

Anche la lettura è influenzata dal videogioco e negativamente: ogni ora di videogiochi comporta un calo del 30% del tempo speso a leggere. Ma il dato risulta di poca rilevanza se si tiene conto che il tempo medio che un adolescente dedica alla lettura si aggira intorno agli 8 minuti al giorno appena.

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