Usare le blacklist nei sistemi di P2P

In un periodo storico in cui le major si sono rivelate agguerritissime nella lotta al filesharing diviene impensabile l’utilizzo del P2P senza nessun tipo di protezione. Lo sharer restio all’abbandono dei network P2P ha dalla propria parte un’efficace arma: la blacklist.

L’Università della California lo scorso anno ha analizzato più di 100 Gigabyte di header TCP delle connessioni P2P e ha stabilito che, senza nessun filtro, la possibilità di essere tracciati è decisamente elevata. Alta probabilità che potrebbe essere evitata grazie ad un pizzico di attenzione in più verso la propria privacy.

Le blacklist nel P2P assolvono alla funzione di bloccare le connessioni alla propria macchina da parte di indirizzi IP sospetti, quali potrebbero essere quelli solitamente utilizzati dalle major per stanare download illegali. In altre parole, le blacklist rendono inaccessibile il vostro computer dall’esterno a tutta una serie di indirizzi che non vengono considerati affidabili.

I principali client P2P, come ad esempio eMule e Transmission, già incorporano sistemi elementari di filtraggio degli IP, solitamente si tratta di blacklist precompilate che si autoaggiornano all’avvio dell’applicazione, create dagli sviluppatori del software e dalla community degli sharer.

Tuttavia se si desidera una maggiore protezione esistono software appositi che assolvono in modo efficace a questa funzione. Il più famoso software di filtering è sicuramente Peer Guardian, recensito qualche tempo fa sulle pagine di Webnews. Il software permette di bloccare una lunga serie di indirizzi IP che viene aggiornata ad ogni avvio, inoltre prevede funzioni aggiuntive quali il blocco dei banner pubblicitari durante la navigazione. Peer Guardian è disponibile per il download gratuito dalle pagine di PhoenixLab, una società che si occupa dello sviluppo di soluzioni open source per la protezione della privacy.

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