USA, nasce il Cyber Command del Pentagono

Una incauta militarizzazione del cyberspace secondo alcuni, una necessaria azione preventiva per la difesa nazionale secondo altri: gli USA hanno istituito il Cyber Command che avrà l'incarico di difendere le strutture informatiche del Pentagono
Una incauta militarizzazione del cyberspace secondo alcuni, una necessaria azione preventiva per la difesa nazionale secondo altri: gli USA hanno istituito il Cyber Command che avrà l'incarico di difendere le strutture informatiche del Pentagono

Il Segretario per la Difesa Robert Gates ha avviato i lavori per l’istituzione di un vero e proprio Cyber Command che dovrà gestire le comunicazioni e le strutture informatiche del Pentagono. Non sarà un elemento che andrà ad agire al di fuori della struttura, ma sarà comunque il nocciolo dell’intera sicurezza nazionale. Si spiega così l’integrazione contestata della struttura con gli apparati militari federali.

A guidare il Cyber Command vi sarà Keith Alexander, già direttore della National Security Agency (NSA), il quale passerà così dal grado di Lieutenant General a quello di Generale (da 3 a 4 stelle). Il gruppo avvierà ufficialmente i lavori il prossimo Ottobre per giungere a regime entro l’Ottobre del 2010. Il coinvolgimento di Pentagono ed NSA è un chiaro segno della centralità e del ruolo che il Cyber Command andrà a rivestire: cuore pulsante dell’attività della Difesa, il commando avrà il compito di difendere le più importanti strutture degli USA dagli attacchi esterni.

Negli ultimi anni sono andati moltiplicandosi le offensive informatiche provenienti soprattutto da Cina e Russia. Spesso e volentieri gli USA ne hanno rimediato magre figure, con fughe di notizie e attacchi andati a buon fine. La sensazione è quella per cui una nuova latente guerra fredda, basata probabilmente più su cardini economici che non su matrici politiche come in passato, sia silentemente in atto ed il Pentagono abbia la necessità di svincolarsi dai pericoli per poter riacquistare il ruolo che vi compete nella barricata difensiva statunitense.

Il Cyber Command, quindi, è una risposta diretta al piano di lavoro già manifestato anzitempo da Barack Obama (dietro esplicito invito da parte di una apposita commissione di verifica), il quale aveva richiesto un team ad hoc per tutelare le strutture fondamentali degli Stati Uniti dall’attacco esterno. Il piano d’azione era stato inoltre presentato pubblicamente a inizio mese, il che aveva lasciato intendere come i primi provvedimenti sarebbero stati presi con relativa urgenza. Così è stato.

Il gruppo che sta per essere formato, però, non sembra avere ruoli al di fuori del Pentagono, limitandosi così a gestire le operazioni e la protezione quotidiana del nucleo fondamentale della Difesa. Ciò nonostante non tutti hanno apprezzato le modalità di messa in opera dei lavori. Si fa avanti, infatti, il fronte di quanti contestano la militarizzazione degli spazi informatici, vedendo in questa tendenza una invadenza eccessiva tale da minare i diritti degli utenti.

Il vice Segretario alla Difesa William Lynn, però, allontana ogni contestazione palesando l’assoluta necessità di un simile modus operandi: «La nostra Difesa è costantemente sotto attacco. Ci sono migliaia di tentativi ogni giorno […] e la frequenza e sofisticazione degli attacchi sta aumentando esponenzialmente». 15000 reti e 7 milioni di computer: a tanto ammonta l’arsenale informatico che fa capo dalla Difesa USA. Il Cyber Command si propone di difenderne le strutture, evitando intrusioni che potrebbero appiedare i lavori del Pentagono mettendo a rischio il paese direttamente nel cuore delle proprie attività militari.

L’iniziativa giunge in concomitanza temporale con l’istituzione in Italia del Centro nazionale anticrimine informatico per la protezione delle infrastrutture critiche (Cnaipic). Anche l’Italia, insomma, si allinea con la necessità di difendere le infrastrutture informatiche nazionali dall’invasione estera, tutelando anzitutto le reti maggiormente sensibili nonché fondamentali per la difesa del paese. In Italia il tutto sarà gestito sotto la responsabilità della Polizia di Stato.

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