La RIAA contro Google: non frena la pirateria

La RIAA si scaglia contro Google: a suo parere opera in maniera non corretta e non fa abbastanza per limitare la pirateria online; Mountain View risponde.
La RIAA si scaglia contro Google: a suo parere opera in maniera non corretta e non fa abbastanza per limitare la pirateria online; Mountain View risponde.

La Recording Industry Association of America (RIAA) attacca ancora una volta duramente Google, accusando il gruppo di non fare abbastanza per combattere la pirateria e motivando la propria tesi con una serie di punti dettagliati. Da Mountain View giunge comunque una risposta a tono con una dichiarazione che smentisce quanto asserito dall’organizzazione che difende i diritti delle grandi etichette.

Attraverso un post condiviso sul blog ufficiale della RIAA, il vice presidente esecutivo dell’organizzazione Brad Buckles condivide quelli che, secondo la stessa, sono dimostrazioni del fatto che Google non si stia impegnando abbastanza per tutelare il diritto d’autore. Nei giorni scorsi il gruppo di Brin e Page ha annunciato l’aggiunta della voce Copyright Removal Requests al proprio Transparency Report, ovvero va adesso a diramare quei dati circa le richieste pervenute di rimozione di un contenuto per copyright nel proprio rapporto sulla trasparenza. Per la RIAA non v’è però nulla di utile in ciò, dato che a suo parere «Google rende fuorvianti i dati».

Questo perché innanzitutto, secondo la RIAA, «Google pone limiti artificiali sul numero delle query che possono essere eseguire da un proprietario di un copyright per identificare eventuali infrazioni», inoltre «Google limita anche il numero di link di cui possiamo chiederne la rimozione ogni giorno». L’associazione crede dunque che tali limiti imposti da Mountain View impediscano di trovare, alla stessa o agli autori, un contenuto illecitamente presente nel motore di ricerca e di richiederne la rimozione a causa della pirateria.

V’è però da sottolineare una curiosità: SearchEngineLand ha effettuato le dovute analisi sul caso e ha confrontato i risultati pervenuti dalle ricerche su Google con quelle effettuate su Bing, la soluzione di Microsoft. A quanto pare, Bing opera in maniera simile e non si comprende il perché di un attacco specifico mirato solo a Mountain View (se non per il volume complessivo delle ricerche, che rende Google ben più incisivo che non l’omologo servizio di Redmond).

Google ha comunque immediatamente commentato le accuse tramite un proprio portavoce, il quale ha negato quanto espresso dalla RIAA spiegando che in realtà l’azienda non pone alcun limite al numero delle segnalazioni e delle richieste di rimozione di un contenuto che il proprietario di un copyright può effettuare, anche se possiede un programma – prodotto da un partner di fiducia – che aiuta a salvaguardare il sistema da un numero considerato eccessivo di richieste.

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