Francia: tasse agli smartphone per la Cultura

In Francia esce un rapporto su come l'economia digitale può sostenere la cultura. Tra le 75 proposte, anche tassare gli smartphone.
In Francia esce un rapporto su come l'economia digitale può sostenere la cultura. Tra le 75 proposte, anche tassare gli smartphone.

Oggi sulla scrivania di Hollande è arrivato un report del peso di 2,3 chilogrammi frutto di nove mesi di lavoro del gruppo capitanato da Pierre Lescure, già plenipotenziario televisivo francese. In esso vi sono contenuti 75 proposte su cinema, musica, televisione, libri e audiovideo per poter ancora sostenere la Cultura secondo il modello transalpino. A pagare, secondo il rapporto, dovrebbero essere i colossi del digitale.

Non una grande novità, insomma, dalle parti dell’Eliseo. La Francia ha una lunga tradizione, più che trentennale, di tassazione dei canali tecnologici a favore della cultura alta. Parigi è sempre stato il luogo dove la televisione pagava le fontane di Versailles. Ora però queste fontane dovranno pagarle gli smartphone.

Il rapporto Culture-Acte-2 sta facendo molto discutere, anche perché si innesta nel lungo dibattito alimentato dal governo Hollande sulle responsabilità di Google, Amazon e altri colossi americani nella distribuzione dei contenuti culturali. LeFigaro, dalla sua posizione di contrasto al governo, sottolinea come con questa mossa lo Stato prenderebbe due piccioni con una fava:

Lescure propone un big bang nel circuito dei fondi per la cultura, includendo pesantemente Internet. L’idea si basa sul fatto che i consumatori sono riluttanti a spendere 9 euro per un album di musica su una piattaforma digitale, ma non esitano a spendere centinaia di euro per un tablet o uno smartphone (…). Tassando Google, Amazon, Apple, si recuperano i soldi persi con la crisi imposta dalle nuove tecnologie e dal download pirata.

Il secondo obiettivo, neppure tanto mascherato, è quello di isolare finalmente il tanto odiato Hadopi, trasferendolo nel più controllabile Conseil supérieur de l’audiovisuel, che soggiace alla legge del 1980 che si occupa proprio dell’exception culturelle. Favorendo il più possibile il download legale – ispirandosi a Netflix – secondo un classico passaggio cinema-pay tv-piattaforma digitale-tv si dovrebbere riuscire ad aumentare molto gli introiti in tasse destinati a quei settori culturali di prestigio che secondo la sensibilità francese, in particolare di questo governo, sono un tesoro che arricchisce anche l’esperienza utente di chi costruisce device e servizi online, quindi va riconosciuto.

L’hashtag #CultureActe2 è il trend topic nazionale, sul quale hanno peraltro anticipato il documento sia gli estensori che lo stesso Ministero:

Con serietà (beati loro), anche sul web si discute di questo modello certamente impegnativo, radicale, di regolamentazione dei flussi finanziari basata sulla compensazione dello sfruttamento digitale delle opere, connessa con lo sviluppo culturale e sociale di una nazione. Da noi, invece, c’è soltanto un gran rumore.

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