Chi vuole uccidere Internet?

Il Pew ha chiesto a 1.400 esperti di descrivere le maggiori minacce per la Rete. Ne sono emerse quattro: nazioni, sorveglianza, web company e oblio.
Il Pew ha chiesto a 1.400 esperti di descrivere le maggiori minacce per la Rete. Ne sono emerse quattro: nazioni, sorveglianza, web company e oblio.

Quali sono le maggiori minacce per la salute di Internet nei prossimi 20 anni? Secondo gli esperti contattati dal celebre e autorevole Pew Research, le maggiori minacce non provengono dai cyberattacchi, ma dai governi e dalle grandi aziende. E ne elencano quattro.

Leggere il lungo rapporto del Pew Research è come restare al telefono per giorni con tutti i maggiori esperti di Internet (studiosi, teorici e “guru” compresi) parlando della stessa cosa: ognuno di loro, in poche parole ha riassunto il timore principale, ma dall’altra parte della cornetta c’era il centro studi, che ha collezionato e analizzato le risposte, individuando dei trend. I quali tutto sono fuorché sorprendenti: secondo la grande maggioranza dei 1.400 esperti coinvolti nel maxi ascolto, la regolamentazione restrittiva e l’avidità delle multinazionali corrono il rischio di uccidere l’idea di un Web libero e neutrale.

D’altronde gli esempi non mancano: le strette dei paesi arabi-occidentali come la Turchia, il controllo russo o cinese, i filtri anti-pornografia di paesi come Canada o Autralia (parte dei five eyes, gli amici del progetto Prism della NSA che spia altri 193 paesi): Internet si sta balcanizzando, paradossalmente, nel tentativo ufficiale delle politiche governative di evitarlo. Ma questo è soltanto il primo dei grandi problemi, ce ne sono altri tre.

  • La fiducia nella Rete evapora a seguito delle rivelazioni sulla sorveglianza globale.
  • Le pressioni commerciali che interessano tutta l’architettura Internet influenzano il flusso di informazioni e la sua struttura aperta (net neutrality).
  • Gli sforzi per risolvere la too much information potrebbero più che compensare il problema ed effettivamente contrastare la condivisione di contenuti (vedi: diritto all’oblio).

Qualche commento

I commenti sui rischi per Internet non si contano nel documento, alcuni vale la pena citarli subito. Ad esempio Marc Rotenberg, presidente della Electronic Privacy Information Center, ha espresso un parere interessante proprio sui motori di ricerca:

Attualmente, circa il 70% degli utenti Internet negli Stati Uniti e il 90% in Europa ottiene informazioni passando attraverso i servizi di ricerca di una società sola. Questo deve cambiare. Ci dovrebbero essere più fonti di informazione, più distribuite, e meno concentrazione del controllo. Abbiamo bisogno di molte più imprese di piccole e medie dimensioni stabili e durature. Il modello attuale è quello di trovare una innovazione con un potenziale di monetizzazione, integrare, vendere a un gigante di Internet. Questo non finirà bene.

Ma c’è anche un motivo di ottimismo, raccontato dal giurista americano Robert Cannon, che spera che l’era dell’informazione sia più forte del suo consolidamento attuale:

A differenza di altri cicli in cui l’epoca di consolidamento ha sollevato barriere all’ingresso, nell’era dell’informazione le barriere all’entrata rimangono ancora basse. Questo è il punto centrale del dibattito sulla neutralità della rete: sarà Internet simile al mercato radiofonico oppure al mercato del telegrafo dopo il consolidamento, con pochi player che controllano i contenuti, oppure continuerà ad essere il mercato senza fine delle idee?

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