Zuckerberg: Facebook vuole la realtà virtuale live

Mark Zuckerberg ha spiegato in una sessione Q&A che la realtà virtuale live è la prossima frontiera a cui punta Facebook nel proprio processo di crescita.
Mark Zuckerberg ha spiegato in una sessione Q&A che la realtà virtuale live è la prossima frontiera a cui punta Facebook nel proprio processo di crescita.

La realtà virtuale è una ossessione per Facebook. Nessuna iperbole, nessuna esagerazione giornalistica, nessuna enfasi strumentale: è Mark Zuckerberg a spiegare che è questa la prossima frontiera a cui il gruppo punta e sulla quale conta di costruire la next big thing del proprio gruppo.

Tutto è iniziato a Barcellona, da cui arriva l’immagine che ha fatto il giro del mondo: Zuckerberg che cammina in mezzo ad una platea di spettatori ignari, intenti a guardare dei ragazzini che giocano all’interno del visore Samsung Gear VR. Curiosità e polemica si sono mescolati, ma alla fine del Mobile World Congress è stata esattamente questa l’immagine più potente di tutta la kermesse. Il ragionamento si è concluso pochi giorni più tardi a Berlino, nel contesto di una sessione Q&A nella quale Zuckerberg ha voluto chiarire tutto il proprio credo ed il proprio impegno per la causa: la realtà virtuale è il nuovo orizzonte che Facebook intende perseguire, poiché il potenziale è troppo ampio per non tentare una integrazione diretta all’interno dei “live” sul social network.

La dimensione “live” è quella che più interessa a Zuckerberg: il successo ottenuto da Facebook Mentions (da breve disponibile in tutto il mondo su iPS e Android) potrebbe essere semplicemente una base su cui costruire nuovi format e l’applicazione della realtà virtuale potrebbe essere la chiave per costruire su tale funzionalità un nuovo modo di vivere il network. Il gruppo avrebbe già divisioni dedicate al lavoro sul concept e l’intenzione, a differenza di quanto perseguito con Messenger e altre funzioni, è quello di integrare la realtà virtuale direttamente nell’app di Facebook invece di sviluppare app standalone dedicate.

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Zuckerberg ha anche respinto l’idea per cui la realtà virtuale sia l’ennesima tecnologia che divide invece di includere, alienando gli utenti e racchiudendoli in piccole bolle incentrate sul sé. La metafora utilizzata è forte: anche il primo libro ha sicuramente ricevuto medesima critica, poiché porta avanti una esperienza personale invece che una esperienza sociale, tuttavia il grado di immersione e di coinvolgimento raggiunto ha consentito all’uomo di fare grandi passi avanti e di portare anche a livello sociale questo tipo di crescita. La realtà virtuale, come i libri, crea un mondo parallelo nel quale immergersi per assorbire un maggior numero di informazioni: un’esplosione emotiva e formativa che secondo Zuckerberg può incidere fortemente sul modo in cui comunicheremo in futuro.

Non sono mancate le stoccate a Twitter: rispondendo alle domande stuzzicanti della platea, Zuckerberg ha voluto ironizzare sul rivale da 140 caratteri, lasciando intendere che non vorrebbe essere in quei panni e che comunque Instagram (altra proprietà della galassia Facebook) lo ha già ampiamente superato. La leadership di Periscope sembra dunque essere durata pochissimo ed ora la potenza di fuoco di Facebook ne ha già sepolti i ricordi.

Il CEO di Menlo Park ha inoltre accarezzato l’idea dell’intelligenza artificiale, spiegando che al momento deve però ancora crescere parecchio per poter essere adottata in ambienti domestici. Molti piccoli indizi seminati per raccontare il Facebook che verrà: advertising meno invasivo, la privacy come un dogma, una barriera all’ingresso per l’hate speech e il focus potente sulla realtà virtuale. Perché l’orizzonte inseguito non sarebbe troppo lontano, ormai: entro 5 anni, o forse meno, incontri come quello realizzato a Berlino saranno tenuti con modalità nuove, con compresenza simulata e con visori agli occhi per avere un’esperienza di realtà virtuale di livello superiore.

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