Progetto Italia: il futuro è nelle rinnovabili

Eni annuncia l'importante Progetto Italia per convertire vecchi impianti e investire in rinnovabili: Governo e Enel vanno nella stessa direzione.
Eni annuncia l'importante Progetto Italia per convertire vecchi impianti e investire in rinnovabili: Governo e Enel vanno nella stessa direzione.

Eni sta per avviare un investimento stimato tra 0,7 e 1 miliardo di euro che, a partire dal 2017, darà un fondamentale stimolo al futuro dell’energia rinnovabile sul territorio italiano. Il Progetto Italia è qualcosa che va oltre il semplice singolo impianto: il cane a sei zampe sta infatti per tagliare il nastro ad un progetto di lungo termine sul quale si vuole incentrare la transizione energetica che dagli idrocarburi del passato porterà il paese ad un futuro di energie rinnovabili.

Eni Progetto Italia

«Il Progetto», spiega Eni, «prevede la realizzazione di impianti di generazione da fonte rinnovabile di grande scala nelle aree industriali Syndial disponibili all’uso e di scarso interesse per attività economiche. Sono stati individuati in modo preliminare oltre 400 ettari di terreno disponibile, in 6 regioni (Liguria, Sardegna, Sicilia, Calabria, Puglia, Basilicata)». Il tutto avrà esecuzione in due fasi distinte: nella prima fase è previsto lo sviluppo di cinque progetti (Assemini, Porto Torres, Manfredonia, Priolo, Augusta) per una potenzia installata pari a 70MWp; nella seconda fase saranno sviluppati progetti ulteriori (già identificati tra Cengio e Brindisi, Crotone e Ferrandina) arrivando ad una potenza installata complessiva superiore ai 200MWp.

In termini di tecnologia, la maggior parte dei progetti saranno di fotovoltaico, ma non si escludono altre tecnologie (biomassa e/o solare a concentrazione). In totale il progetto Italia prevede l’installazione di qui al 2022 di oltre 220 MWp di nuova capacità con un impegno di spesa di circa 230 M€.

Lo strumento è la “riconversione“, il fine è la sostenibilità. Riconvertire significa ripensare le strutture in possesso al fine di offrirvi vita nuova, all’interno di un nuovo contesto e per scopi produttivi differenti. Riconvertire significa ad esempio trasformare le piattaforme offshore nell’Adriatico in impianti di nuova generazione per l’installazione di pale eoliche, impianti per lo sfruttamento dell’energia del mare, progetti gas-to-wire, sfruttando il tutto anche per piscicoltura e laboratori oper la raccolta di dati scientifici e il monitoraggio ambientale. L’intero piano industriale annunciato alla presenza del Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, prevede insomma la «riqualifica dei siti dismessi e dei terreni non utilizzati»; l’ammodernamento e il riutilizzo «di impianti industriali esistenti per l’implementazione di nuovi progetti in ambito energetico» l’implementazione di tecnologie avanzate e di proprietà, sulla scia dei processi di riconversione già precedentemente enunciati in occasione del lancio dell’offerta Eni Diesel+.

Attorno al Progetto Italia potrebbero nascere peraltro importanti sinergie con un operatore come Enel, il cui Amministratore Delegato Francesco Starace non può che aver ascoltato con interesse a quanto spiegato dall’AD Eni Claudio Descalzi: «Siamo in contatto e parliamo con Francesco
Starace ed Enel, ma anche con altri soggetti interessati, per fare joint venture sulle energie rinnovabili». Unire le forze significa poter investire subito, sbloccando immediatamente la situazione dal punto di vista delle produzioni e dell’occupazione.

La linea verde di Matteo Renzi

Matteo Renzi, nel presentare il piano rinnovabili del paese, ha voluto sottolineare più nel dettaglio come esista una strategia unica alla quale partecipano tanto le risorse statali quanto le risorse private: Eni, Enel e Palazzo Chigi sono dunque pronte a fare fronte comune per far sì che il futuro energetico del paese abbia un mix che si sbilanci in modo più deciso verso il fronte “green”. La linea verde preannunciata ha una sua piena concretezza misurabile in 9 miliardi di investimenti nell’arco di 20 anni. Un impegno che arriva da lontano, da quella firma sull’accordo Cop21 di Parigi e che dribbla il referendum sulle trivelle nell’Adriatico: quei medesimi impianti e quelle medesime licenze che in molti temevano sarebbero stati abbandonati senza bonifiche, diventano nuova opportunità di investimento e vanno a calmierare i timori del recente passato. A partire dagli impianti offshore, dunque, la riconversione esprime la doppia opportunità di chi chiude la porta sul passato e la apre al contempo sul futuro.

Vorrei fosse chiaro il messaggio per gli italiani: le migliori tecnologie e competenze sulle rinnovabili stanno nelle aziende italiane. Il pianto e la lamentazione tradizionale per cui non siamo in forma e in prima linea sulle rinnovabili deve finire. Perché numeri e innovazioni ci permettono di dire che siamo all’avanguardia sui contatori digitali, l’innovazione e la gestione del futuro delle energie.

L’obiettivo è fare in modo che l’Italia possa proseguire con la crescita fin qui registrata nel settore della produzione di energia rinnovabile: se l’obiettivo europeo è quello del 47% della produzione totale entro il 2030, l’Italia già oggi è al 33% con la necessità di cambiare marcia immediatamente per ambire a raggiungere quanto prima gli obiettivi continentali.

Decarbonizzazione e riconversione

Claudio Descalzi ha introdotto il proprio intervento ricordando come Eni sia un gruppo “Oil&Gas”: la base è questa, il core business è questo. Con il tempo che passa e le nuove tecnologie che avanzano, però, vengono a convergere due necessità: da una parte vi sono impianti e stabilimenti in decadenza, poiché non più utilizzati, oppure ormai prossimi all’esaurimento del proprio ciclo di vita; dall’altra v’è la pulsione dell’azienda ad una conversione del proprio baricentro produttivo, con strategie di lungo periodo messe nero su bianco ormai da tempo.

Questi due aspetti convergono nel Progetto Italia: centinaia di ettari di terreno «già predisposto, già pronto, recintato e prossimo a grandi impianti» potranno essere utilizzati per un boost di produttività basato interamente su progetti di energia rinnovabile. La decarbonizzazione del paese potrà dunque essere portata avanti grazie a quelle medesime competenze maturate grazie al mercato Oil&Gas, poiché gli interessi della sostenibilità vengono a convergere con gli interessi di mercato dei grandi player di mercato. Eni, grazie alla ricerca scientifica ed a progetti di riconversione già avviati (con un portfolio brevetti che ne accresce il valore proprietario), si pone in prima linea e tende la mano ad ulteriori attori di mercato interessati a compartecipare la rivoluzione che il paese ha di fronte.

Le opportunità che si aprono sono evidenti: l’Italia è il primo paese che sperimenta soluzioni ibride geotermico/biomassa, è all’avanguardia su gran parte delle soluzioni a nell’eolico è ad esempio al nono posto al mondo. Alla luce di un’età di circa 10/12 anni degli impianti in essere, ed in considerazione dell’innovazione che nel frattempo ha migliorato del 50/70% l’efficienza delle tecnologie di produzione disponibile, se solo il quadro normativo consentisse coraggio negli investimenti si aprirebbero forti opportunità per i privati e si spingerebbe verso l’alto l’asticella delle ambizioni. Starace, al contempo, ha ricordato come esista una condizione sine qua non per investire in questa direzione: la digitalizzazione della rete di distribuzione e l’approdo ad una più efficiente “smart grid” è essenziale per rendere efficace la produzione da fonti rinnovabili (Terna ha immediatamente confermato il proprio impegno in tal senso, con ulteriori 2 miliardi di euro di investimenti già a bilancio). 32 milioni di contatori digitali stanno per essere installati, lo storage energetico casalingo sta per arrivare, Enel si candida ad avanguardia internazionale sotto questi aspetti e tutto rientra nel medesimo quadro progettuale: molti tasselli che vanno al loro posto potendo scommettere su una sinergia di sviluppo in grado di candidarsi a leva economica per il sistema paese.

L’Italia, insomma, ha scelto: di fronte al bivio del futuro ha preso la strada delle rinnovabili perché sa di avere capacità ed esperienza da spendere in questo settore. Non è soltanto questione di sostenibilità o sensibilità ecologica: la riconversione degli impianti e l’investimento in energia rinnovabile sono vere e proprie opportunità economiche le cui risultanze possono pertanto essere oltremodo positive.

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