Google: una petizione interna contro Project Maven

Migliaia di dipendenti del gruppo di Mountain View chiedono all'azienda di non mettere le proprie tecnologie a disposizione per impieghi in ambito bellico.
Migliaia di dipendenti del gruppo di Mountain View chiedono all'azienda di non mettere le proprie tecnologie a disposizione per impieghi in ambito bellico.

Project Maven è il nome in codice del progetto che vede Google collaborare con il Pentagono per l’impiego delle tecnologie legate all’intelligenza artificiale e ai droni a fini militari. Un’iniziativa svelata all’inizio del mese scorso, che fin da subito ha fatto discutere poiché avvicina bigG a un ambito inusuale, quello bellico.

L’azienda californiana ha sottolineato che il sistema sviluppato non ha e non avrà alcun tipo di impiego durante le operazioni militari, ma viene applicato esclusivamente per l’analisi dei dati catturati dai droni durante i voli sulle aree interessate dai conflitti. Nessun fine offensivo, dunque, ma il riconoscimento automatico di elementi come automobili o edifici all’interno dei flussi video registrati, così da sollevare dal compito operatori in carne e ossa.

Una spiegazione che però non ha convinto tutti, con malumori che si sono manifestati anche all’interno della società stessa, tanto da portare alla nascita di quella che può essere definita come una vera e propria petizione. Così si apre la lettera rivolta al numero uno di bigG, Sundar Pichai, già firmata da oltre 3.000 dipendenti del gruppo di Mountain View stando a quanto riportato dal New York Times.

Pensiamo che Google non dovrebbe essere coinvolta nel business della guerra. Chiediamo perciò che il Project Maven venga cancellato e che Google definisca, pubblichi e applichi una policy chiara secondo la quale né Google né i suoi appaltatori realizzino mai tecnologie belliche.

Un messaggio piuttosto chiaro, una presa di posizione netta. Google ha fatto il suo ingresso in un business che vede già impegnati concorrenti diretti come Microsoft e Amazon, ma stando ai sottoscrittori della lettera questa non può essere considerata una giustificazione per un’iniziativa che rischia di danneggiare seriamente e irreparabilmente il brand.

Questa iniziativa danneggerà irreparabilmente il brand Google e le sue possibilità di competere in modo virtuoso. Alimentando le paure di un’intelligenza artificiale armata e parziale, Google sta già faticando a mantenere la fiducia del pubblico. Partecipando a questo contratto Google si unisce ad aziende come Palantir, Raytheon e General Dynamic. Il fatto che altre compagnie come Microsoft e Amazon fanno altrettanto non lo rende meno rischioso per Google. La storia di Google è unica, il suo motto “Dont’ be evil” e il collegamento diretto con le vite di miliardi di utenti la rendono speciale.

Si parla infine di responsabilità morale, rivolgendo a Pichai un appello in cui viene chiesta l’immediata cancellazione di Project Maven e la definizione di una policy chiara.

Non possiamo delegare la responsabilità morale delle nostre tecnologie a terze parti.

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