Qualcomm contro Tim Cook sugli accordi con Apple

Nuova contrapposizione tra Apple e Qualcomm, questa volta relativa a possibili accordi: il chipmaker fornisce una versione diversa da Tim Cook.
Nuova contrapposizione tra Apple e Qualcomm, questa volta relativa a possibili accordi: il chipmaker fornisce una versione diversa da Tim Cook.

Nuova puntata per la disputa che, ormai da diversi mesi, vede contrapposte Apple e Qualcomm sul fronte delle licenze. Dopo il blocco di alcuni iPhone in Cina e in Germania, ottenuto dal chipmaker con ingiunzioni legali, nella giornata di ieri Tim Cook ha sostanzialmente smentito l’esistenza di possibili accordi con il rivale. La dichiarazione è giunta in risposta ad altrettante affermazioni rilasciate da Qualcomm sulla stampa nelle ultime settimane, tali da lasciare intravedere una risoluzione della controversia. Il produttore, tuttavia, non sembra aver gradito l’intervento del CEO di Apple, bollando quanto detto come “ingannevole”.

Nella giornata di ieri, Tim Cook ha sottolineato come Apple non abbia tentato di raggiungere alcun accordo con Qualcomm, non almeno dalla fine del Q3 2018, ovvero dallo scorso settembre. Il riferimento è alle dichiarazioni che, lo scorso 7 novembre, il CEO di Qualcomm Steve Mollenkopf ha rilasciato sul rivale, lasciando intendere la possibile risoluzione della disputa. Il chipmaker, tuttavia, ha voluto riconfermare la propria versione dei fatti:

Negli ultimi 18 mesi siamo stati coerenti nel chiarire come, più volte, abbiamo avviato confronti con Apple per una possibile risoluzione della disputa sulle licenze. Abbiamo inoltre reso chiaro in più occasioni come crediamo che la questione sarà risolta, in un modo o nell’altro, nell’immediato futuro: con un accordo o con una decisione delle corti.

Cook è apparso molto infastidito della diatriba che da mesi vede la mela morsicata contrapposta al fornitore, tanto da affermare nel corso dell’intervista:

Il problema che abbiamo con Qualcomm è che hanno una politica “niente licenza, niente chip”. Questo è, nella nostra visione, illegale. E molte normative in diverse nazioni sono d’accordo con noi. E, ancora, l’obbligo di fornire il loro portfolio di brevetti su basi eque, ragionevoli e non discriminatorie. Non lo fanno, impongono prezzi esorbitanti. E usano molte tattiche diverse per farlo. Non lo diciamo solo noi. Voglio dire, si può vedere quello che sta emergendo dalla FTC negli Stati Uniti.

In definitiva, un ritorno alla pace sembra ancora molto lontano per i due colossi dell’informatica.

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