Alphabet, denunciati leader per scandalo molestie

Gli azionisti di Alphabet hanno fatto causa ai top manager del gruppo per la cospicua buona uscita concessa ai due dirigenti accusati di molestie sessuali.
Gli azionisti di Alphabet hanno fatto causa ai top manager del gruppo per la cospicua buona uscita concessa ai due dirigenti accusati di molestie sessuali.

La società madre di Google, Alphabet, si trova a dover affrontare un’azione legale per il modo in cui ha gestito le accuse di molestie sessuali nei confronti di due dirigenti senior, ovvero Andy Rubin, ideatore del sistema operativo per smartphone (Android), e Amit Singhal, uscito dall’azienda nel 2016 in circostanze simili.

Si ritiene che entrambi abbiano ricevuto una grossa cifra per lasciare l’azienda in seguito alle accuse (nessuno dei due ora lavora per Google). Due cause sono state così presentate, separatamente, da azionisti che incolpano i direttori di Alphabet di essere coinvolti in tentativi di insabbiare le accuse. Vogliono insomma che Alphabet svolga un lavoro migliore per quanto riguarda la scoperta di situazioni simili e il conseguente intervento. Gli azionisti hanno depositato la denuncia presso la corte di Stato della California, prendendo di mira i leader del gruppo, a partire dai cofondatori Larry Page e Sergey Brin, il venture capitalist John Doerr, l’investitore Ram Shriram e David Drummond, Chief Legal Officer di Alphabet. Google ha rifiutato di commentare la questione.

Il modo in cui il colosso della ricerca ha gestito la faccenda ha provocato malcontento nei dipendenti e ha portato migliaia di persone a uscire dai propri uffici per protestare nelle piazze. In risposta, il CEO di BigG – Sundar Pichai – si è scusato per come l’azienda abbia agito in passato e ha promesso che sarà garantita la sicurezza sul posto di lavoro.

Nel frattempo, sul Play Store sono state individuate altre 9 app truffaldine che inviavano spam agli utenti attraverso annunci indesiderati: ad accorgersene è stato Lukas Stefanko, ricercatore di sicurezza per ESET, ma pare che le applicazioni abbiano già infettato i dispositivi di 8 milioni di utenti.

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