Raspberry apre il suo primo negozio

Succede a Cambridge dove Raspberry ha deciso di aprire il suo primo negozio fisico per attrarre un pubblico più vasto e diffondere il verbo dei makers.
Succede a Cambridge dove Raspberry ha deciso di aprire il suo primo negozio fisico per attrarre un pubblico più vasto e diffondere il verbo dei makers.

Se da un lato i brand più famosi si rivolgono allo shopping online per incrementare le loro vendite, il team di Raspberry Pi fa un passo inverso, passa, o meglio si estende, dal web al negozio fisico.

Il marchio che produce il computer tascabile più famoso tra i makers ha infatto avviato un esperimento interessante, che vede porre il suo logo in cima ad un negozietto situato in un’area sperimentale a Cambridge, dove il Raspberry Pi è stato originariamente inventato. L’obiettivo?  Attirare clienti curiosi e far conoscere a molte più persone le potenzialità dell’informatica fai-da-te, sia in ambito scolastico che formativo e individuale. Il nuovo negozio, situato nel centro commerciale Grand Arcade di Cambridge, offrirà una varietà di modelli e accessori per incoraggiare le persone a cimentarsi nella programmazione e nella programmazione.

In un negozio fisico abbiamo la possibilità di sfruttare un luogo dove incontrare e le persone e per mostrare, più da vicino e direttamente, le sperimentazioni rese possibili dai Raspberry Pi – ha spiegato la compagnia in una nota.

La Raspberry Pi Foundation è stata fondata da un gruppo di ricercatori di Cambridge nel 2006, lanciando il primo Raspberry Pi nel 2012. Da quando è stato prodotto il modello originale, ci sono state cinque nuove iterazioni e un totale 25 milioni di unità vendute globalmente, tali da rendere il dispositivo il computer più venduto in certi paesi, come la Gran Bretagna. Il negozio sarà anche il primo a commercializzare un bundle di base, che comprende un Raspberry Pi, mouse, tastiera e i cavi necessari per farlo funzionare. Stando ai principali istituti di ricerca ed educazione, Pi ha avuto un ottimo impatto in alcuni contesti, come le scuole, che hanno sfruttato il mini-PC a basso costo per insegnare agli studenti a programmare e a sviluppare progetti hardware.

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