Instagram, Collezioni pubbliche come Pinterest?

Instagram attacca Pinterest proprio come ha fatto con Snapchat, trovati indizi per future Collezioni pubbliche.
Instagram attacca Pinterest proprio come ha fatto con Snapchat, trovati indizi per future Collezioni pubbliche.

Instagram sta pensando di attaccare direttamente Pinterest in un modo molto simile a quanto fatto con Snapchat. All’interno del codice dell’app per Android è stato scovato un prototipo della possibilità di creare “Collezioni” pubbliche alle quali diversi utenti possono contribuire. Instagram ha lanciato le collezioni private due anni fa per permettere di salvare e organizzare i propri post. Permettendo agli utenti di rendere le collezioni pubbliche, l’app diventerà un competitor diretto di Pinterest, che basa molto del suo appeal proprio su questo.

Le Collezioni pubbliche di Instagram potrebbero innescare una nuovo mezzo di content curation sulla piattaforma. In questo modo gli utenti potrebbero utilizzarle per raggruppare i propri meme preferiti, oggetti di moda, arte o foto di viaggi. La “Make Collection Public” è stata scoperta da TechCrunch, in particolare dall’ingegnere software Jane Manchun Wong e chiaramente non è disponibile per ora al pubblico.

Dalle informazioni che si hanno attualmente si vede come le Collezioni potrebbero essere rese pubbliche e taggare coloro che contribuiscono. Instagram nel frattempo ha risposto che attualmente non è in corso nessun test per questa funzionalità, anche se si tratta di un commento piuttosto standard alle domande della stampa.

Potrebbe passare del tempo prima che la società cominci a testare pubblicamente questa funzione, anche se non è escluso che si tratti di un’opzione scartata. Attualmente non è possibile seguire una Collezione di un altro utente, anche se potrebbe essere un logico passo in avanti. Consentire un’opzione del genere potrebbe generare una nuova categoria sull’app: non solo creatori di contenuti, ma anche curatori.

Di sicuro la società sta lavorando invece a un novo adesivo di “beneficenza”, ma alcuni pensano sia soprattutto un modo per acquisire nuovi dati di pagamento degli utenti.

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