Valve Index VR costa il doppio di Oculus Rift S

Svelato il prezzo di Valve Index VR, il primo visore di realtà virtuale del brand che aveva collaborato con HTC: 1079 euro.
Svelato il prezzo di Valve Index VR, il primo visore di realtà virtuale del brand che aveva collaborato con HTC: 1079 euro.

La realtà virtuale non è ancora esattamente mainstream, ma questo non ha impedito a Valve di dare un cartellino di acquisto al prossimo Index VR al di sopra di ogni più cruda attesa. Il dispositivo costerà infatti 1079 euro, un vero top di gamma, almeno in quanto a prezzo.

C’è da dire che, a differenza di molti concorrenti, nel bundle di acquisto del VR c’è molto di più di un solo visore: troviamo infatti due gamepad ergonomici, simili a quelli di Oculus Rift S (che costa praticamente la metà di Valve) e sensori di localizzazione esterni, per migliorare la resa in 3D dell’ambiente circostante. Il dubbio semmai è un altro: dopo essersi divisa, almeno nelle mire più recenti, dal brand HTC, Valve ha già la forza per proporsi da sola sul mercato?

Il design di Index VR è liscio e compatto rispetto al Vive originale; monta due display LCD con una risoluzione di 1.440×1.600 pixel per ciascun occhio, anziché una combinata di 2.160×1.200 pixel. La promessa è quella di diffondere immagini nitide con una frequenza di aggiornamento di 120Hz, così da ridurre la nausea che si può provare tra un’azione e l’altra. Se Index ha tutte le carte in regola per battere il Vive nelle specifiche tecniche, anche sul piano del software non scherza, vista la retrocompatibilità con giochi e software configurati per frequenze più basse, a 90Hz.

In aggiunta ai sensori esterni, abbiamo poi un paio di rilevatori sulle estremità del visore che aiutano il motion tracking e supportano la tecnologia di visione artificiale, che dovrebbe dare agli sviluppatori la possibilità di creare applicazioni VR più intelligenti. Dato il prezzo del kit, è probabile che alla fine il prodotto diventi una chicca per i fan e gli sviluppatori di realtà virtuale, ma almeno mostra che c’è ancora interesse su un paradigma che, ancora, stenta a decollare.

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